De Blasio ha vinto anche per noi

Roma, 15 novembre 2013

Credo che non vi sia italiano che ascoltando quel “Grazie a tutti”, pronunciato in italiano da Bill De Blasio nel momento della sua affermazione elettorale, non sia stato investito dall’emozione e dalla sensazione di assistere ad un’espressione alta dell’italianità nel mondo.Una delle più importanti metropoli del pianeta sarà diretta per i prossimi anni da un americano che della sua origine italiana e del suo nome ha fatto una bandiera di identità.

In questa scelta, tuttavia, vi è anche un messaggio culturale e politico molto importante. De Blasio, infatti, si è rivolto alle numerose minoranze etniche della città parlando non solo di solidarietà verso i meno favoriti e di riscatto, ma di inclusione e coesione sociale. Egli ha vinto, insomma, affermando la capacità dei migranti di contribuire a realizzare un ordine sociale più giusto e più avanzato. A beneficio di tutti i cittadini, non solo di una parte. E questo lo ha fatto proprio mentre la crisi economica allunga le distanze sociali, emargina i più deboli, rafforza gli egoismi.

Bill De Blasio ha dimostrato come si possa essere coerentemente progressisti anche in un contesto complesso, come quello della Grande Mela, e in un momento difficile, come quello che attraversiamo sotto diverse latitudini.
L’affermazione di De Blasio dovrebbe diventare un motivo di riflessione per tutti. Soprattutto per l’opinione pubblica e per la classe dirigente italiane.

Il retroterra emigratorio dell’Italia da tempo sta esprimendo imprenditori di successo, scienziati, uomini di cultura, rappresentanti delle istituzioni. Nello stesso tempo, l’Italia ha un bisogno disperato di ripresa e di proiezione internazionale.
Quale migliore opportunità di quella rappresentata dagli italiani all’estero e dagli italo discendenti?

Questa opportunità non si potrà cogliere se non si passerà al più presto dalle politiche emigratorie come sostegno a progetti di internazionalizzazione rispetto ai quali le comunità di origine italiana debbono diventare il fulcro essenziale. E se finalmente non si diffonderà la convinzione che i tagli delle risorse, della rete consolare e il ridimensionamento degli interventi per la lingua e la cultura fanno male non tanto agli italiani all’estero, che ormai hanno gambe robuste per camminare da soli, ma alla stessa Italia.

Se la vittoria di De Blasio potrà servire a favorire questa consapevolezza, avrà una valenza anche superiore a quella che riguarda una pur importante metropoli del mondo come New York.