NEWSLETTER N° 7 – APRILE.

LE RIFORME ISTITUZIONALI E GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Renzi e Berlusconi hanno consumato il loro secondo incontro diretto, questa volta non in una sede di partito, come nel primo caso, ma in una sede istituzionale. Non si sa molto delle cose discusse tra i due leader, si sa invece qualcosa di più preciso su uno almeno degli esiti del tête a tête, quello riguardante le riforme istituzionali. Berlusconi avrebbe espresso le sue preoccupazioni per l’andamento dei sondaggi sulle elezioni europee, che legittimerebbero il timore che il centro destra possa essere escluso in prospettiva, a beneficio del Movimento 5Stelle, dall’eventuale ballottaggio tra le prime due coalizioni previsto dall’Italicum, una volta diventato nuova legge elettorale.

Al di là del tentativo di riaprire il confronto sulla legge elettorale, sembra reggere, tuttavia, l’accordo di procedere al superamento del bicameralismo paritario e alla riforma del titolo V della Costituzione, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra lo Stato e le Regioni. L’accordo è certamente una condizione necessaria per tentare di arrivare in questo campo ad un risultato concreto, ma non è certo che sia anche sufficiente di fronte alle inquietudini che attraversano i gruppi senatoriali, a partire da quello del PD per arrivare a quello della stessa Forza Italia. In seno al PD, anzi, è maturata l’iniziativa di oltre una ventina di senatori di presentare un disegno di legge costituzionale che, pur essendo favorevole al superamento del bicameralismo paritario, ripropone l’elezione diretta del Senato e gli attribuisce funzioni ben più corpose di quelle che la proposta del Governo vorrebbe riconoscergli.

Di queste cose parlo non per ripetere notizie che molti di voi già hanno appreso dalla lettura diretta dei giornali, ma per segnalare un’importante novità che riguarda proprio la rappresentanza degli italiani all’estero.

Nel disegno di legge costituzionale presentato dai senatori in dissenso con il proprio gruppo su queste tematiche, tra i quali vi sono anche degli eletti all’estero, si prevede, con il dimezzamento del numero dei deputati e la riduzione a un terzo di quello dei senatori, anche l’eliminazione degli eletti all’estero dalla Camera e la sopravvivenza dei soli sei senatori della circoscrizione Estero.

Spero mi crediate se dico che pur da eletta alla Camera cercherò di parlare di queste cose non in un’ottica particolaristica, ma generale. Sono in gioco diritti di cittadinanza e, più in generale, un nuovo profilo della nostra architettura costituzionale, sicché non è proprio il caso di rinchiudersi nell’angolino dei propri interessi di bottega.

Assieme ai colleghi deputati del Partito democratico eletti all’estero, ho già avuto modo di dire che se la Camera sarà la sede nella quale si voterà la fiducia al Governo e si approveranno le leggi fondamentali dello Stato sarebbe un grave errore escluderne i rappresentanti dei cittadini italiani all’estero. Significherebbe dire che essi sono cittadini diversi dagli altri, di serie B, non meritevoli di partecipare, attraverso i loro rappresentanti liberamente eletti, alle decisioni fondamentali dello Stato. Si tornerebbe all’anatra zoppa, alla democrazia monca che è stata superata proprio con l’introduzione in Costituzione della circoscrizione Estero. Allo stesso tempo, ritengo che sarebbe inopportuno e addirittura dannoso per il Paese escludere, come si prevede nel disegno di legge del Governo, i rappresentanti dell’estero dal nuovo Senato delle Autonomie. Si questo punto, condivido e faccio mio l’appello di Sergio Gaudio, segretario del PD degli USA, volto a salvaguardare la rappresentanza degli italiani all’estero anche nel nuovo Senato. Le competenze in materia di emigrazione ce l’hanno le Regioni e se si vuole che si sviluppi un rapporto positivo tra le nostre comunità e le attività che si svolgono sul territorio italiano è necessario fare in modo che sul piano istituzionale vi sia una sede di raccordo. Ripeto, è interesse dell’Italia che ciò avvenga, non degli italiani all’estero. Comunque, continueremo a seguire insieme l’andamento delle cose ed eventualmente a commentarle, anche dalle colonne di questo prezioso giornale.

La rappresentanza degli italiani all’estero, comunque, non finisce qui. C’è una rappresentanza di base, i COMITES, e una rappresentanza intermedia, che la legge definisce “generale”, assicurata dal CGIE. Già l’altra volta ci ponemmo un interrogativo: che ne sarà di queste istanze dopo il ciclone delle riforme costituzionali?

So bene che non tutti riconoscono un vero valore a questi organismi. Per la verità se ne sentono parecchie: troppe beghe, troppi personalismi, spesso sono solo un trampolino di lancio per altri obiettivi e per altri interessi. E così via. E difficile negare che in alcuni casi la realtà delle cose s’avvicini a queste valutazioni. Ma credo che dovremmo sforzarci di distinguere la funzione delle istituzioni dall’uso che se ne fa in alcune circostanze. Chi ricorda momenti lontani della diaspora italiana, racconta che prima dei COMITES e degli altri organismi di base che li hanno preceduti i lavoratori italiani all’estero erano una massa indistinta di “emigrati”, senza voce e senza protezione. Le autorità consolari alternavano nei loro confronti paternalismo e autoritarismo. C’è voluto un lungo cammino per farsi riconoscere il diritto di autotutela e la possibilità di interloquire con i Consoli con dignità e rispetto istituzionali. E poi nessuno dimentichi che si tratta di lavoro volontario di persone che sacrificano il loro tempo per farsi carico dei problemi comuni. Se alcuni che ne dirigono le attività ne fanno un cattivo uso o intorbidano le acque, allora si cambino le persone ma non si butti anche il bambino con l’acqua sporca. Tra l’altro, per onestà, nessuno dovrebbe trascurare il fatto che i COMITES, senza contare i limiti che la legge pone ai loro poteri, sono stati ridotti al lumicino dallo stesso Ministero degli esteri, che ormai concede loro un contributo che non basta nemmeno per le spese di sopravvivenza.

Per questo, devo dichiarare la mia contrarietà ad un’ipotesi che pure aleggia in queste ore, vale a dire che il Ministero degli Esteri, in nome della pesante spending review che il nuovo governo ha imposto alla spesa pubblica, intenderebbe tagliare anche la rete dei COMITES, in analogia a quanto ha fatto con quella dei consolati e degli istituti di cultura. Si tratterebbe di una riduzione della rappresentanza degli italiani all’estero tanto più grave in quanto farebbe seguito proprio all’eliminazione dei consolati. Sul territorio, tra le nostre comunità chi ci resta? Ci si rende conto che aumentando le distanze tra le istituzioni italiane e le comunità si sfibra il rapporto tra l’Italia e la sua presenza nel mondo, con ripercussioni che alla lunga saranno pesanti sul piano culturale, commerciale e, più in generale, d’immagine e di autorevolezza rispetto ad importanti Paesi verso i quali si è diretta la nostra emigrazione, vecchia e nuova?

E così anche per il CGIE, sul quale da tempo si stanno appuntando gli intenti abolizionisti di gruppi politici, di parlamentari e di esponenti di governo. Non è un mistero, d’altro canto, che già dalla scorsa legislatura sono stati depositati disegni di legge che ne prevedono l’abolizione o un’alterazione grave di funzioni. Che ci si debba al più presto confrontare su una sua riforma del CGIE, non c’è alcun ragionevole dubbio. Ma la cosa più sensata è vedere quale direzione prenderà la riforma degli istituti rappresentativi maggiori per valutare quali possano essere il suo nuovo spazio e la sua nuova funzione. Anche in questo caso – e lo dico da eletta in una ripartizione grande quanto un continente – il coordinamento degli interventi in ambito nazionale e in ambito continentale, non può non toccare che a questo organismo intermedio. Così come è utile che il CGIE conservi la sua funzione di organismo di rappresentanza generale che si potrà utilmente intrecciare con quella degli eletti nella circoscrizione Estero. Molto dipenderà da quello che succederà dei rappresentanti dell’estero nel nuovo Senato delle autonomie. Vedremo e, nei limiti del possibile, cercheremo di operare all’interno di questo grande cantiere, nel quale il progetto per così dire “esecutivo” non è ancora ben definito.

Naturalmente, siamo sul piano di una riflessione di natura istituzionale, che per avere sostanza e vita deve riempirsi dei problemi reali delle nostre comunità, dai servizi alla promozione della lingua e cultura. Ma senza una riorganizzazione del sistema di rappresentanza, che dobbiamo cercare di far sopravvivere alla bufera dei cambiamenti istituzionali, non avremmo gli strumenti per sollevare i problemi reali e per cercare per essi le migliori soluzioni.

(Francesca La Marca per America Oggi, 20 aprile 2014)


25 APRILE 2014

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Cari amici,

Questo 25 aprile cade mentre in Parlamento ci accingiamo a modificare parti importanti della nostra Costituzione, che ha raccolto e riassunto le istanze di libertà, di giustizia e di uguaglianza tra i cittadini che erano state alla base della lotta di liberazione nazionale e della Resistenza. Ci apprestiamo, come sapete, a modificare la forma dello Stato, superando il bicameralismo paritario, riducendo il numero dei parlamentari e i costi delle istituzioni, e cercando di trovare un nuovo equilibrio tra le istituzioni centrali e quelle regionali e locali. L’obiettivo è quello di rendere la struttura istituzionale del Paese più moderna, più veloce ed efficiente, meno costosa. Ma lo faremo anche con la convinzione di dover tenere ferma e difendere la prima parte della Costituzione, nella quale lo spirito di libertà e di uguaglianza della Resistenza continua a vivere e a guidare i nostri passi. Quella parte in cui si ripudia la guerra come mezzo di regolazione dei rapporti tra gli Stati. E noi sappiamo bene ciò che questo impegno abbia significato per noi. La nostra vita è potuta ricominciare in questo grande e accogliente Paese perché la guerra era finita. Oggi siamo alle soglie della firma di un importante accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea perché tutti insieme abbiamo deciso di affidare il nostro futuro alla pace.

Quando parlo della libertà e della democrazia in Italia, non posso fare a meno di ricordare il sacrificio di tanti giovani canadesi, alcuni dei quali figli di italiani, che hanno combattuto e sacrificato la loro vita per il ritorno dell’Italia tra le grandi democrazie. A loro e alle loro famiglie vadano in eterno la nostra riconoscenza e il nostro ringraziamento.

Vorrei concludere riaffermando che il principio di uguaglianza tra i cittadini, sancito nell’articolo 3 della Costituzione, vale naturalmente anche tra cittadini in Italia e cittadini all’estero. Per questo, noi eletti nella circoscrizione Estero ribadiremo con tutte le nostre forze che il nostro voto e il nostro diritto di rappresentanza dovranno valere quanto quello degli altri. I rappresentanti delle nostre comunità, quindi, dovranno far parte sia della Camera che voterà la fiducia al Governo che del Senato delle Autonomie, dove potranno continuare il loro dialogo con le Regioni, già sviluppato negli ultimi decenni. La Resistenza, attraverso la Costituzione, è dunque un riferimento vivo e attuale. Per questo sento di unirmi a voi per ribadire con convinzione: Viva il 25 aprile, festa della Libertà, viva la Costituzione italiana.

Francesca La Marca


INCONTRO CON LA DELEGAZIONE CANADESE DELLA CANADA-EUROPE PARLIAMENTARY ASSOCIATION

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Francesca La Marca, nei giorni di lunedì 14 e martedì 15 aprile ha incontrato un’importante delegazione di parlamentari canadesi, componenti della Canada-Europe Parliamentary Association, in visita a Roma dopo essere stati a Strasburgo per l’Assemblea del Consiglio d’Europa. Della Delegazione fanno parte il Presidente della Canada-Europe Parliamentary Association, onorevole David Tilson, capo Delegazione, il Senatore Percy Downe, componente del Comitato esecutivo dell’associazione, l’on Sean Casey, membro del Comitato esecutivo come l’on. Corneliu Chisu, e l’onorevole Nycole Turmel, anche lei aderente al sodalizio.

La delegazione dei parlamentari è venuta in Europa per approfondire le tematiche legate all’importante accordo di libero scambio tra Canada e Ue, la cui definizione cadrà proprio durante il semestre italiano; di qui la visita in Italia, allo scopo di verificare gli orientamenti del nostro Governo in proposito, che nei prossimi mesi avranno un peso non irrilevante nell’ambito comunitario. Nella mattinata di lunedì, Francesca La Marca ha incontrato i parlamentari canadesi davanti a Montecitorio e li ha accompagnati in una visita guidata al palazzo della Camera dei Deputati. A conclusione della visita, in Transatlantico, i parlamentari canadesi si sono intrattenuti con l’on. La Marca rivolgendole numerose domande sulla composizione politica dell’attuale Parlamento, sulle procedure di voto, sulla circoscrizione Estero e sulla ripartizione nordamericana, e su altro ancora. La Delegazione è stata poi ricevuta martedì presso la Commissione Esteri della Camera. Erano presenti il Vice Presidente della Commissione, on. Andrea Manciulli, e la stessa La Marca. Il dialogo si è sviluppato soprattutto sulle dimensioni, le provenienze e le destinazioni degli immigrati in Italia, nonché sui costi delle politiche di accoglienza. Un secondo filone di domande ha riguardato le tipologie di rilancio dell’economia, attraverso i tagli alla spesa pubblica e le misure di incentivazione. Ci si è soffermati, infine, sulle possibilità di investimenti incrociati Italia-Canada. A conclusione dell’incontro si è sottolineata da parte di tutti la proficuità dello scambio di vedute e l’impegno a continuare il dialogo nelle forme possibili.


FRANCESCA LA MARCA PREMIATA A ROMA DALL’ACCADEMIA INTERNAZIONALE “LA SPONDA”:
“UN RICONOSCIMENTO PER TUTTI GLI ITALIANI ALL’ESTERO”

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 L’On. Francesca La Marca, nel corso di una conferenza stampa promossa nella cornice dell’hotel Fontana, prospiciente la fontana di Trevi, una delle più belle del mondo, ha ricevuto l’International Award “Fontane di Roma 2014”, promosso dall’Accademia internazionale “La Sponda”. Il premio, giunto alla sua 34a edizione, in passato è stato consegnato a personalità di assoluto prestigio del mondo delle arti, della scienza, della cultura, della politica, delle istituzioni, della religione. Il carattere internazionale dell’iniziativa quest’anno è reso manifesto dal fatto che, dopo l’incontro di Roma, il 28 aprile a New York si svolgerà un grande evento che vedrà la partecipazione della comunità italo-americana. Nel corso della conferenza stampa, organizzata dalla dottoressa Mariangela Petruzzelli, sono intervenuti il Presidente Benito Corradini e il Presidente dei Cronisti romani Romano Bartoloni.

Il Presidente Corradini si è soffermato sulle ragioni che hanno indotto l’Accademia a ispirare i premi di quest’anno al motivo dell’italianità nel mondo. La scelta di attribuire il riconoscimento all’on. La Marca e al senatore Renato Turano è dunque coerente con questa impostazione.
Nel corso del suo intervento di ringraziamento, l’on. La Marca ha detto di voler accogliere il premio non tanto come un riconoscimento alla sua persona, quanto come un apprezzamento per quello che lei stessa rappresenta, vale a dire “un’espressione di quella diffusa e radicata italianità che esiste nel mondo”. Un’italianità che si è impastata di altre esperienze, come nel caso dell’on. La Marca che, nata da genitori italiani in Nord America, dove ha compiuto il suo corso di studi, ha una cittadinanza canadese e una cittadinanza italiana, che coesistono tra loro attivamente e senza conflitti.
“Questa condizione, mia e di altri 4 milioni e mezzo di cittadini italiani all’estero, – ha aggiunto l’on. La Marca – è una ricchezza per ciascuno di noi, perché ci consente di vivere il meglio di più culture e di più sistemi sociali, e un’opportunità per i nostri Paesi, perché rappresenta un ponte di relazioni e di dialogo”. L’on. La Marca ha concluso il suo intervento con alcuni riferimenti alle questioni di cui si sta interessando in Parlamento e con l’auspicio che ci sia una sempre maggiore comprensione del vantaggio che gli italiani all’estero possono arrecare all’Italia, soprattutto in un momento di difficoltà come questo. L’on. La Marca invierà un suo messaggio per il Gala dell’Accademia che ci sarà a New York a fine mese, apprezzando particolarmente l’intreccio che gli organizzatori hanno voluto realizzare tra Roma e New York: “Due capitali del mondo: Roma per il suo passato di civilizzazione, per la sua storia, per la sua bellezza, per la sua arte; New York per la sua modernità, per la sua potenza, per il suo ineguagliabile cosmopolitismo”.


Steve Paikin intervista Francesca La Marca

Italy is one of the world’s top tourism destinations. It’s home to some of the most brilliant thinkers and artists of all time. But its financial problems and unwillingness to become more productive are harbingers of a significantly declining prosperity. Italian MP Francesca La Marca, who represents North and Central America in the Italian Parliament, sits down with Steve Paikin to discuss the challenges facing Italy today.