NEWSLETTER 14. 22 FEBBRAIO 2015

IN QUESTO NUMERO: 1. Elezioni per il rinnovo dei Comites. 2. I miei prossimi incontri con la comunità italiana in Canada. 3. Il saluto del Presidente Mattarella agli italiani nel mondo. 4. Tragedie di migranti in Europa. 5. Italia – Messico: la ratifica degli accordi di assistenza giudiziaria e di estradizione. 6. Il mio ultimo articolo per America Oggi: 
Oltre le polemiche resta la responsabilità delle scelte.

ELEZIONI PER IL RINNOVO DEI COMITES. PER VOTARE OCCORRE ISCRIVERSI ENTRO IL 18 MARZO  

Cari amici,

le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’Estero (COMITES),  si terranno il  17 aprile 2015. Potranno votare per gli organi che rappresentano i cittadini italiani residenti all’estero, tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni  alla data del 17 aprile 2015, siano iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti  all’Estero (AIRE), siano residenti nella circoscrizione da almeno sei mesi e godano dei diritti politici. Per esercitare il diritto di voto,  l’elettore dovrà far pervenire al proprio Consolato di riferimento (per posta, per posta elettronica, per fax, o anche recapitata personalmente) una domanda firmata di iscrizione nell’elenco elettorale corredata dalla fotocopia di un documento di identità. La domanda è individuale e dovrà pervenire al Consolato entro il 18 marzo 2015. Per iscriversi potrete usare il modulo messo a disposizione dal vostro consolato. Saranno accettate anche domande redatte in forma libera, purché riportino nome e cognome, data e luogo di nascita e l’indirizzo aggiornato del richiedente, esprimano l’intenzione di votare per l’elezione dei Comites, siano firmate ed accompagnate da fotocopia di un documento personale. Una volta completate le domande di iscrizione, entro il 28 marzo prossimo i Consolati invieranno per posta, ai soli elettori che lo abbiano richiesto, il plico elettorale contenente la scheda per il voto e una busta preaffrancata per la sua restituzione. Con l’augurio che vogliate partecipare in tanti a questo importante momento di democrazia, invio a tutti voi i più cordiali saluti.

Francesca La Marca


« PROSSIMI INCONTRI IN CANADA »


ELEZIONI COMITES: I PROSSIMI INCONTRI CON LA COMUNITÀ ITALIANA IN CANADA

L’Ambasciata italiana in Canada con la collaborazione dei Consolati Generali d’Italia a Montreal, Toronto e Vancouver, ha organizzato una serie di  incontri con la nostra comunità al fine di invitare i nostri connazionali a presentare domanda di ammissione al voto in vista delle elezioni dei Comites.

Elezioni Com.It.Es. 2015
Fate sentire la Vostra voce!
Iscrivetevi nell’elenco elettorale!
Votate!

Agli incontri interverranno:

L’Ambasciatore d’Italia
Gian Lorenzo Cornado

I Consoli Generali d’Italia
Enrico Padula (Montreal), Giuseppe Pastorelli (Toronto),
Fabrizio Inserra (Vancouver)

Le deputate elette nella Circoscrizione Nord e Centro America
Francesca La Marca e Fucsia Nissoli

MONTREAL
Mercoledì 25 febbraio 2015, ore 19.00
Centro Leonardo da Vinci, Teatro “Mirella e Lino Saputo”
8350 Boulevard Lacordaire,  Saint Léonard, Québec

TORONTO
Giovedì 26 febbraio 2015, ore 18.30
Columbus Centre, 901 Lawrence Avenue West, Toronto, Ontario

OTTAWA
Sabato 28 febbraio 2015, ore 14.00
Villa Marconi, Community Hall, 1026 Baseline Road, Ottawa, Ontario

VANCOUVER
Lunedì 2 marzo 2015, ore 18.30
Centro Culturale Italiano, 3075 Slocan Street, Vancouver, BC

CALGARY
Martedì 3 marzo 2015, ore 17.30
Ristorante Q Haute Cuisine, 100 LaCaille Place SW, Calgary, Alberta

Partecipate numerosi!


PER VOTARE PER IL RINNOVO DEI COMITES
OCCORRE REGISTRARSI!
LE ISCRIZIONI CONTINUANO FINO AL 18 MARZO

Si vota per corrispondenza entro il 17 aprile 2015.

TUTTE LE INFORMAZIONI SU COMITES E SU COME VOTARE

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« NOTIZIE »


SERGIO MATTARELLA: DODICESIMO PRESIDENTE
IL SALUTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AGLI ITALIANI NEL MONDO

MATTARELLA

“Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese”. Con queste sobrie ma intense parole, pronunciate nell’ambito di un discorso di insediamento segnato dall’attenzione ai problemi reali degli italiani e collocato in un orizzonte di speranza, il Presidente Mattarella ha disegnato il profilo di una società inclusiva, integrata e solidale, aperta alle dinamiche globali di mobilità che l’attraversano.
Una visione non sentimentale e buonista, consapevole anzi dei rischi di intolleranza e di violenza a cui le nostre realtà sono esposte, ma centrata sulla necessità di difendere con determinazione le libertà di espressione e di religione, in una parola i principi fondanti della libertà e della democrazia.
Grazie a nome degli italiani all’estero, Presidente! Il nostro augurio e il nostro impegno è che un richiamo tanto autorevole di così grande respiro trovi una risposta sempre più convinta ed efficace nelle politiche rivolte alle nostre comunità nel mondo, perché l’Italia possa essere aiutata a superare le sue difficoltà e a ritrovare il suo spazio sul piano internazionale. Ma al di là dei diversi motivi che il discorso del nuovo Presidente ha toccato, il messaggio più importante che in esso è contenuto è quello di un richiamo al senso originario della Costituzione, riproposta come in sistema di principi, regole e articolazioni istituzionali che ha la sua ragion d’essere nella capacità di corrispondere ai problemi, alle attese e alle speranze dei cittadini. E’ stato addirittura emozionante il riferimento alle figure sociali che aspettano risposte dallo Stato e dalla politica ai problemi reali della loro esistenza. E’ stato come se lo studente, il disoccupato, l’ammalato, l’imprenditore, il ricercatore, le famiglie fossero entrate in Parlamento e avessero interrogato il Governo, l’amministrazione, la politica, i rappresentanti istituzionali sui loro bisogni più acuti e sulle loro attese. Mattarella sarà per questo non solo un arbitro imparziale della nostra vita democratica, portando un essenziale contributo di stabilità e di rasserenamento in una fase cos’ difficile, ma anche un custode non distaccato e notarile della Costituzione, che dovrà essere sempre di più la casa vera della cittadinanza, capace di accogliere soprattutto coloro che dalla crisi sociale di questi anni si sono sentiti sospinti ai margini o esclusi.

I deputati del PD eletti all’estero: La Marca, Farina, Fedi, Garavini, Porta

LEGGI IL DISCORSO DEL PRESIDENTE MATTARELLA >>


DI FRONTE ALLE CONTINUE TRAGEDIE DI MIGRANTI NESSUNO IN EUROPA VOLTI IL VISO DALL’ALTRA PARTE

FIORI NEL MARE

Non si può tacere rispetto all’immane tragedia che nel giro di poche ore ha allungato di altri 320 morti, e forse più, il lungo elenco di donne, uomini, bambini che hanno perduto la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo verso l’Italia e l’Europa, in cerca di salvezza da guerre, persecuzioni, fame e indigenza.
Non possiamo tacere noi che abbiamo avuto il compito di far vivere nelle aule parlamentari la storia, i valori, l’umanità dell’emigrazione italiana, costellata a sua volta di tragedie di viaggio e di lavoro, come quella di Mattmark, di cui proprio quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario.
Di fronte a queste cose non si può consentire che i Paesi europei girino la testa da un’altra parte, come è stato autorevolmente detto, né che possa continuare senza essere esplicitamente e duramente contrastata la campagna xenofoba che in Italia e in altre realtà europee è sistematicamente promossa, spesso attraverso i canali di servizio pubblico, da parte di forze che non hanno ritegno a scambiare una manciata di voti con migliaia di vite umane.
Diciamo queste cose non solo per un pur doveroso spirito di solidarietà umana ma per la convinzione, che trova riscontri nella nostra esperienza e nella storia contemporanea, che le migrazioni siano un elemento ineliminabile della realtà di oggi e che, alla lunga, siano un fattore di crescita e di sostegno per lo sviluppo di tutti.
Si può e si deve fare di più.
Il Governo italiano, come sta facendo, non si stanchi di chiedere nell’immediato a livello europeo che si modifichi il regolamento Frontex, includendo in esso anche il salvataggio in mare oltre che la difesa delle frontiere, o che si crei un’agenzia con questo specifico compito. Nello stesso tempo continui a fare ogni sforzo perché l’Europa cambi sostanzialmente registro sul problema migratorio, avviando una politica coordinata ed efficace sul sistema di accoglienza, arrivando ad un comune riconoscimento dello status di rifugiato e programmando veramente investimenti nei Paesi di provenienza.

I deputati del PD eletti all’estero: La Marca, Farina, Fedi, Garavini, Porta


ITALIA – MESSICO: LA RATIFICA DEGLI ACCORDI DI ASSISTENZA GIUDIZIARIA E DI ESTRADIZIONE È UN BUON VIATICO PER LO SVILUPPO DEI RAPPORTI TRA I DUE PAESI

ITALIA MESSICO

Due importanti provvedimenti di cooperazione in materia giudiziaria tra l’Italia e gli Stati Uniti messicani sono stati varati dalla Commissione Esteri della Camera, dopo la relazione dell’on. Fabio Porta. Pur trattandosi di accordi riguardanti attività di natura specifica, quali l’assistenza giudiziaria e l’estradizione, le ratifiche degli accordi relativi a tali materie s’inscrivono in un quadro di sviluppo della cooperazione tra i due Paesi e segnano un ulteriore avanzamento dei rapporti bilaterali, che negli ultimi tempi stanno conoscendo una stagione a dir poco positiva.
Questo è l’anno dell’Italia in Messico e da quando l’allora Presidente Letta si è recato nel Paese centroamericano, la cui economia è una delle più dinamiche sia nel continente che nel panorama globale, per presentare il progetto Destinazione Italia, una serie di delegazioni economiche si sono messe sullo stesso cammino e altre lo faranno nel corso di quest’anno. Tra l’altro, questo è l’anno dell’Italia in Messico e agli aspetti già nominati si aggiungerà una molteplicità di iniziative di carattere culturale.
La prima ratifica che approderà prossimamente in Aula riguarda il Trattato in materia di assistenza giudiziaria penale. Con esso, si estende l’assistenza alla notificazione degli atti giudiziari, all’assunzione di testimonianze e dichiarazioni, all’assunzione di prove, al sequestro e alla confisca di proventi illeciti, alla citazione di testimoni, ed altro ancora. Naturalmente, sono previste clausole di garanzia delle prerogative di indagati e condannati. Sono regolamentate le modalità di comparizione delle persone, il trasferimento temporaneo di detenuti e le procedure per lo scambio di informazioni.
La seconda ratifica rappresenta il logico corollario del primo Trattato in quanto prevede una più efficace collaborazione per l’estradizione di persone oggetto di procedimenti penali o di sentenze già emesse dai tribunali. Si tratta di uno snodo certamente incisivo per il contrasto alla criminalità, che in alcuni campi, come quello del commercio di droga, ha notoriamente un peso notevole. I due Paesi s’impegnano a consegnarsi reciprocamente persone che soggiornano nel proprio territorio al fine di favorire sia il compimento di un procedimento penale che l’esecuzione di una condanna definitiva.
La condizione perché ciò avvenga è che il fatto perseguito dalla giustizia penale del Paese richiedente sia considerato reato anche nell’ordinamento dell’altro Stato. Un campo di possibile eccezione è quello della materia fiscale, per il quale l’estradizione può essere concessa anche in presenza di normative differenti tra i due Paesi.
Un passaggio importante in termini di civiltà giuridica è quello della previsione della “specialità”, in base alla quale è stabilito che una persona estradata possa essere perseguita solo per il reato di cui si chiede l’estradizione e non per altri.
Le due ratifiche sono già state approvate dal Senato, sicché la probabile approvazione della Camera consentirà di concludere l’iter e di passare alla fase esecutiva. È augurabile che a quest’esito si arrivi in tempi brevi per l’importanza dei provvedimenti specifici, ma anche per dare un altro segnale del valore che la collaborazione tra l’Italia e gli Stati Uniti messicani può avere nello sviluppo dei rispettivi disegni strategici dei due Paesi.


Il mio ultimo articolo per AMERICA OGGI:
OLTRE LE POLEMICHE RESTA LA RESPONSABILITÀ DELLE SCELTE

Nel giro di pochi giorni, in Parlamento abbiamo vissuto due momenti di forte intensità istituzionale ed emotiva, ma di segno contraddittorio.
Mi riferisco all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e al successivo scontro che si è determinato tra maggioranza e opposizioni sull’approvazione del testo di riforma costituzionale il cui voto finale alla Camera è previsto per i primi giorni di marzo. Si è trattato di decisioni molto impegnative, come sono quelle che attengono alla scelta delle più alte cariche dello Stato e all’assetto costituzionale, mai così profondamente rivisitato da quando è in vigore la suprema Carta della Repubblica.
Non intendo tornare su queste vicende, di cui per altro i lettori di «America Oggi» sono perfettamente informati, ma, semmai, riflettere insieme su come sia possibile, e talvolta facile, sfuggire alla sostanza dei problemi e disperdere il senso più profondo delle cose in battaglie procedurali che spesso nascondono posizioni pregiudiziali e magari qualche interesse di bottega.
Per capirci subito, prendiamo il caso dell’elezione del Presidente Mattarella. Credo che nemmeno il più bilioso degli osservatori possa dubitare che si sia fatta una scelta equilibrata: un uomo serio e inattaccabile, dotato di uno spirito di legalità temprato dalla tragedia familiare che coinvolse il fratello Piersanti, in possesso di una dottrina costituzionale vera e radicata. Insomma, un profilo del tutto coerente con una responsabilità come quella che si doveva attribuire. Se posso aggiungere una notazione personale, una persona sobria e misurata, che in una stagione politica segnata profondamente dal populismo e dall’aggressività guascona con la sua sola presenza può diventare un richiamo alla serietà e alla lealtà dei comportamenti.
Anche chi non l’ha votato, come Berlusconi e Grillo, ha dovuto riconoscere, sia pure a denti stretti, che nulla si può eccepire sulla serietà della persona e sulla sua idoneità a ricoprire quell’incarico. Eppure si è preferito attestarsi, come ha fatto Forza Italia, sui distinguo legati al metodo con cui Renzi ha proposto la candidatura di Mattarella, accampando una presunta e tacita ipoteca di compartecipazione alla scelta, o fare il gioco della contrapposizione pregiudiziale, “a prescindere” avrebbe detto Totò, come hanno fatto le destre di Salvini e Meloni, o ancora tirarsi fuori col solito atteggiamento pilatesco del lavarsene le mani, come ha fatto Grillo, continuando a fare confusione tra l’estraneità al sistema e l’impotenza politica.
Tutti dicono che è tempo che l’Italia rialzi la testa e riprenda il suo cammino, soprattutto ora che qualche segno di ripresa sembra profilarsi. Eppure sono pochi quelli che rispondono a una domanda semplice, ma essenziale per una democrazia: “Che cosa sono disposto a fare io perché ciò avvenga?”. Non credo che qualcuno possa dubitare del fatto che dare un segno di coesione nazionale in un momento difficile possa contribuire a ridare un po’ di fiducia ai cittadini stremati dalla crisi e a presentare un buon biglietto da visita all’opinione pubblica internazionale. Quale migliore occasione dell’elezione della più alta carica dello Stato, destinata a garantire il rispetto della Costituzione e a fare da arbitro tra le forze in competizione tra loro? Eppure, molti hanno preferito il proprio “particulare”, rinunciando a un atto di generosità istituzionale e di disponibilità etica. Possibile che sia così difficile nella politica italiana mettere sempre il bene comune al centro del confronto, pur non rinunciando ad una fisiologica competizione?
Non si tratta – credetemi – di buonismo a buon mercato, ma dell’esigenza di rimettere le cose in fila, partendo dalle necessità comuni e raccogliendo le energie di tutti per uscire presto e bene dalle difficoltà di questi anni. Poi, come si conviene in una democrazia, è giusto che ognuno faccia il suo gioco.
Considerazioni non troppo diverse mi sento di fare per l’altro importante, e questa volta drammatico, passaggio parlamentare riguardante la riforma costituzionale, che ha toccato toni polemici inconsueti per la stessa vita politica italiana, che pure non è un giardino di educande. Dopo un’estenuante battaglia parlamentare, mirante per alcuni a fermare il provvedimento e per altri a cambiarlo radicalmente, le opposizioni, com’è noto, hanno disertato l’aula e rappresentato le loro posizioni al nuovo capo dello Stato. Anche i rappresentanti di Forza Italia, che pure in precedenza avevano partecipato direttamente alla definizione dei suoi contenuti.
Anche su questa vicenda vorrei fare una riflessione sullo stesso tono di quella fatta in precedenza. Non senza aver fatto una premessa: l’immagine di una Camera in seduta notturna semideserta che vota modifiche non ad una leggina qualsiasi ma alla Costituzione non ha fatto bene né alla maggioranza né all’opposizione, con una battuta non ha fatto bene all’Italia. Per questo mi auguro sinceramente che in occasione del voto finale tutti ritornino al loro posto, ad esprimere liberamente le loro posizioni, ma anche ad esercitare responsabilmente il mandato che gli elettori ci hanno affidato.
Ma anche in questo caso, mi piacerebbe che si partisse dalla sostanza delle cose, senza fermarsi alle schermaglie partitiche e propagandistiche. La sostanza, in questo caso, è efficacemente sintetizzata dallo stesso titolo della legge di riforma costituzionale, che testualmente recita: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”. Non vorrei cadere in banalizzazioni, sempre deleterie, ma vorrei rivolgere prima di tutto a me stessa e poi agli altri alcune semplici domande, strettamente legate al merito delle cose in discussione, per capire meglio se si stia veramente sfigurando il profilo costituzionale dello Stato, come denunciano alcune opposizioni, o cercando di dargli un assetto più moderno e dinamico, come afferma la maggioranza.
Prima di tutto, si tratta di decidere se finalmente si riuscirà a superare il bicameralismo paritario, in base al quale la Camera e il Senato hanno gli stessi poteri e funzioni e una legge per diventare tale debba essere approvata nello stesso testo dai due rami del Parlamento. Sono decenni che un po’ tutti dicono che questo sistema è una delle cause fondamentali delle lentezze e dei ritardi del sistema pubblico italiano. Oltre alle  lungaggini, c’è poi il problema dell’instabilità politica, altra grave remora per lo sviluppo del Paese. La storia di questi anni ci ha insegnato che a causa delle asimmetrie tra le leggi elettorali di Camera e Senato, in quest’ultimo possono mancare i numeri a una maggioranza piena alla Camera. E allora? E’ arrivato o no il tempo di chiudere un discorso che si trascina da tanto tempo e che non riesce mai ad arrivare al suo approdo definitivo? Per quanto mi riguarda, credo di sì.
Questo non significa che una delle due Camere debba semplicemente scomparire, ma solo che è opportuno differenziarne e specializzarne le funzioni. Nella proposta del Governo la competenza piena verrebbe riservata alla Camera, con il compito di votare la fiducia al Governo e di controllarne l’operato, di votare le leggi finanziarie, nonché di esercitare la funzione di indirizzo politico e quella legislativa. Il Senato, a sua volta, dovrebbe diventare l’istanza di rappresentanza generale dei territori, promuovere il raccordo tra Stato, Regioni e comuni, approvare le leggi costituzionali, vigilare sull’attuazione delle leggi nazionali e degli atti normativi dell’Unione Europea. Tutto, naturalmente si può fare meglio, ma anche in questo caso la domanda di fondo è questa: ci si sta muovendo nella giusta direzione?
Altro punto delicato e dolente: la diminuzione del numero dei parlamentari. Nei social network da anni imperversa un mantra: mille parlamentari sono troppi e costano troppo. Ebbene, il Senato da 315 senatori attuali dovrebbe scendere a 100 rappresentanti delle autonomie, che non avranno indennità di mandato. Domanda: la diminuzione di 215 parlamentari risponde o no ad un interesse obiettivo, al di là delle opinioni dei professionisti del “di più”, quelli per i quali non basta mai niente?
Il provvedimento, infine, mette mano al Titolo V della Costituzione, quello che tratta dei rapporti tra Stato, Regioni e autonomie locali. Le province, dopo il prosciugamento dei mesi passati, sono definitivamente abolite, con un sensibile risparmio delle risorse in esse impegnate, la sovrapposizione e talvolta la confusione tra le funzioni statali e regionali sono affrontate in termini di semplificazione, si impone un regime di maggiore sobrietà, anzi quasi di austerità, ai trattamenti economici dei consiglieri regionali, dei quali molto ci si lamenta. Anche qui la direzione di marcia mi sembra giusta, salvo a cercare insieme soluzioni adeguate ai problemi particolari.
In più, come più volte abbiamo ricordato anche su queste colonne, una cosa per nulla scontata, quale la sopravvivenza della circoscrizione Estero, già nel mirino dei cosiddetti “saggi” presidenziali e governativi, viene superata in senso positivo, riconfermandone l’esistenza e il ruolo.
Mi sono soffermata a richiamare queste cose perché sono convinta che il maggior contributo che la politica e gli eletti possano dare alla ripresa della vita democratica dopo questi anni di penombra siano la serietà e la capacità di chiamare le cose con il proprio nome, rinunciando a diatribe e polemiche che sembrano dare un’euforia momentanea, ma alla fine lasciano l’amaro in bocca a chi le fa e stanchezza in chi le ascolta.


PER AGGIORNAMENTI E APPROFONDIMENTI
SULL’ATTIVITÀ PARLAMENTARE DELLE ULTIME SETTIMANE
 CONSULTA IL SITO DEL GRUPPO PD DELLA CAMERA DEI DEPUTATI 



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