AUGURI SPECIALI
Vorrei aprire questa pagina informativa con gli auguri di buon Natale e di buon anno per Voi e per i vostri cari. Auguri non usuali e di rito, ma – questa volta – speciali. Da quando sono stata eletta alla Camera dei Deputati, trascorro la maggior parte del mio tempo a Roma. Roma, in queste settimane, dopo l’apertura dell’anno giubilare, ha accentuato il suo ruolo di capitale religiosa del mondo. Un motivo di orgoglio in più per noi italiani che nella capitale del nostro Paese, di cittadinanza e di origine, vediamo un simbolo culturale e civile. Ma dicevo auguri speciali. Il Giubileo mi induce, dunque, a fare a tutti, anche ai non credenti, auguri di riconciliazioni e di pace, con sé stessi e con gli altri. Ne abbiamo tutti molto bisogno, soprattutto in questo periodo in cui la religione viene spesso usata come ragione di contrapposizione e di violenza. Ancora una volta Papa Francesco ha ragione: “Nessuna violenza può essere giustificata in nome di Dio”. L’altro motivo per il quale sento di poter fare auguri speciali è poi legato al mio impegno di parlamentare e di rappresentante degli italiani all’estero del Nord e Centro America. Questa volta il cesto di Babbo Natale è pieno, Santa Claus non si è risparmiata. Mi riferisco ai risultati ottenuti per migliorare nell’ambito della legge di Stabilità, che è il documento finanziario fondamentale dello Stato, le previsioni di investimento per le nostre comunità all’estero. Come parlamentari eletti all’estero siamo riusciti a recuperare molte risorse per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, per l’internazionalizzazione dei prodotti italiani, già protagonisti su tutti i mercati, per gli sgravi fiscali per carichi di famiglia a favore dei lavoratori italiani che operano al di fuori dell’Europa, per l’assistenza dei nostri connazionali in stato di bisogno, per il funzionamento di COMITES e CGIE, per la stampa italiana all’estero, per la sicurezza dei nostri consolati, esposti di questi tempi ai rischi che conosciamo, e per altre cose utili che non mi dilungo ad enumerare. Inoltre, anche se avrei preferito che non vi fosse stato alcun taglio, l’iniziale previsione di una riduzione del finanziamento ai Patronati è scesa da 48 milioni di euro a 15. Speriamo almeno che questo consenta a questi preziosi alleati degli italiani all’estero di non ridurre gravemente la rete di protezione che essi assicurano soprattutto a chi ha maggiore bisogno di assistenza e consiglio. Da quando in Parlamento siedono gli eletti all’estero non era mai accaduto che in una finanziaria si spostassero a beneficio degli italiani all’estero più di trenta milioni di euro. Non lo dico per accampare meriti, perché io e gli altri colleghi del Pd e della maggioranza abbiamo fatto solo il nostro dovere, ma per sottolineare che questo Governo , come Renzi ha ripetuto quando ha visitato nostre comunità, ha aperto una strada di attenzione verso gli italiani all’estero sulla quale dobbiamo camminare tutti insieme con coraggio e con la consapevolezza dei nostri diritti e del nostro ruolo. Noi siamo la leva più importante che l’Italia ha nel mondo e l’Italia incomincia a capirlo. Per questo chiediamo considerazione e rispetto. Auguri speciali, dunque. Serenità e buona salute per ognuno di Voi e per i vostri cari. Per tutti noi auguri di pace e di riconciliazione. Proviamo insieme, persone e istituzioni, a restituire al mondo quel livello di pace e di sicurezza necessario per vivere positivamente la nostra vita personale e i nostri rapporti sociali.
Francesca La Marca
IL LAVORO PARLAMENTARE
LEGGE DI STABILITÀ: ALLA CAMERA MIGLIORAMENTI SOSTANZIALI PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Il passaggio alla Camera della legge di Stabilità ha consentito di conseguire per gli italiani all’estero un risultato di straordinario valore. Si tratta di un esito tanto più significativo se rapportato alle emergenze, come la sicurezza e il Mezzogiorno, da affrontare prioritariamente in una condizione di contenimento della spesa ministeriale e di destinazione di importanti risorse al sostegno degli investimenti e alla diminuzione del carico fiscale.
La Commissione Bilancio, infatti, ha destinato 500.000 euro per il 2016 e 1,5 milioni di euro rispettivamente per il 2017 e 2018, per estendere le agevolazioni fiscali, comprese le detrazioni per carichi di famiglia, ai lavoratori italiani operanti al di fuori dell’UE e dello Spazio europeo, una misura fatta propria dalla Commissione esteri su proposta del relatore Fedi; 500.000 euro per il 2016 e 3.000.000 rispettivamente per il 2017 ed il 2018 per l’internazionalizzazione attraverso l’insostituibile attività delle Camere di Commercio italiane all’estero, che, come è noto, cofinanziano i progetti ammessi; 1 milione (oltre il doppio della dotazione inizialmente prevista) per le scuole paritarie all’estero, che svolgono una funzione strategica in aree difficili e sono lo strumento di espansione della nostra lingua e cultura nelle nuove aree di interesse geopolitico; 100 mila euro per ciascun anno del prossimo triennio per la Dante Alighieri; 5,8 milioni per il sostegno all’identità culturale dei giuliano-dalmati; il prolungamento di agevolazioni fiscali per chi rientra entro il 2015 in base alle misure introdotte dalle norme sul „controesodo“ e opzione su quale regime adottare; 2 milioni per rafforzare le iniziative di assistenza alle comunità italiane all’estero e destinati anche alla manutenzione delle sedi consolari; 15 milioni per il rafforzamento della sicurezza dei consolati italiani nel mondo in una fase di alto rischio come quella che attraversiamo. Ad essi si aggiungono 750 mila euro per l’ENIT, in forza di un emendamento presentato dal Governo. Altro elemento di forte sensibilità per il nostro mondo è il contenimento della riduzione delle risorse previste per i Patronati. Dai 48 milioni di euro di tagli iniziali si scende a 15 milioni. Solo chi conosce dall’interno la vita delle nostre comunità sa quanto sia importante evitare che la rete di tutele assicurata dai Patronati si contragga ulteriormente. Nel complesso, sulle materie riguardanti gli italiani all’estero, alla Camera si è verificato uno spostamento di risorse di oltre 26 milioni di euro. Se ad essi si aggiunge il miglioramento ottenuto nel precedente passaggio parlamentare, si superano i 31 milioni di euro. Da quando nel Parlamento nazionale vi è una presenza di eletti all’estero, nella vicenda sempre travagliata delle finanziarie, non era mai accaduto. Al di fuori di sterili polemiche esprimiamo la nostra legittima soddisfazione per un esito che porta il segno del nostro impegno emendativo e del nostro costante lavoro politico, in dialogo con il Gruppo del PD e con i rappresentanti del Governo. Ma, soprattutto, è importante prendere atto che questo Governo nei confronti degli italiani all’estero manifesta una posizione di apertura e di consapevolezza del loro valore e del loro ruolo essenziale per gli interessi del Paese. Un ruolo che stanno già svolgendo nei campi dell’internazionalizzazione, delle relazioni con le classi dirigenti locali, della promozione della cultura e della lingua e del rafforzamento dell’immagine dell’Italia nel mondo.
“ABC” DELLA LEGGE DI STABILITÀ 2016
I tratti salienti della Legge di Stabilità restano gli stessi: un carattere espansivo volto a favorire la crescita e il lavoro mantenendo al tempo stesso il necessario rigore riguardo il rapporto debito/Pil, la riduzione del carico fiscale per le famiglie e per le imprese, il rilancio degli investimenti, il contrasto alla povertà.
DICEMBRE: LA MIA ATTIVITÀ IN PARLAMENTO
LEGGE DI STABILITÀ: IL GOVERNO ACCOGLIE IL MIO ORDINE DEL GIORNO SULLE CURE SANITARIE D’URGENZA AI MINORI NATI ALL’ESTERO DA CITTADINI ITALIANI
A completamento del positivo risultato ottenuto dagli eletti all’estero del PD con l’impegno emendativo sulla legge di Stabilità per il 2016, ho presentato un ordine del giorno, controfirmato anche dai colleghi Farina, Fedi, Garavini, Porta e Tacconi, con il quale ho chiesto al Governo di definire criteri uniformi per le cure urgenti dei cittadini italiani residenti all’estero in soggiorno temporaneo in Italia e a fare in modo che al trattamento siano ammessi i minori in possesso della cittadinanza italiana. Sulla stessa questione, sulla quale da anni sono impegnata, avevo presentato anche un emendamento che, dichiarato ammissibile, non ha trovato accoglimento solo per questioni di copertura finanziaria, sempre difficile in tempi di contenimento della spesa pubblica. Il Governo ha accolto l’ordine del giorno e per questo esprimo la mia soddisfazione, oltre che il mio ringraziamento per l’attenzione prestata a un’esigenza certamente avvertita dagli italiani all’estero. Ricordo brevemente i termini della questione. La normativa in vigore sul trattamento sanitario riconosciuto ai cittadini italiani, contenuta nel Decreto del Ministro della Sanità 1 febbraio 1996, prevede le cure ospedaliere urgenti per un periodo non superiore a 90 giorni per ogni anno solare ai cittadini italiani residenti all’estero in occasione di soggiorni temporanei in Italia. Le norme, tuttavia, prevedono che i beneficiari debbano essere nati in Italia, essere emigrati permanentemente all’estero o titolari di prestazione pensionistica ed essere comunque sprovvisti di assicurazione pubblica o privata. Dal possibile trattamento sanitario urgente sono esclusi, dunque, i cittadini italiani nati all’estero, anche se da genitori nati in Italia; tale limitazione ricade in particolari sui figli minorenni di famiglie italiane e miste. L’esclusione dei figli minorenni, oltre ad essere discutibile in termini di principio riguardando in ogni caso cittadini italiani, rappresenta una remora di non poco conto per il turismo di ritorno e per gli auspicabili soggiorni di studio da realizzare nel nostro Paese, soprattutto in una fase di iniziale ripresa della nostra economia, come quella che attraversiamo. Le Regioni, nell’ambito della loro autonomia organizzativa del servizio sanitario, su tale questione si sono mosse in modo non omogeneo, seguendo spesso indirizzi e pratiche differenti. Il senso dell’ordine del giorno, dunque, è quello di indurre il Governo a operare, in dialogo con la Conferenza Stato-Regioni, affinché il trattamento sul territorio non sia erogato a vestito di Arlecchino, ma in modo uniforme. In più, esso tende a far riconoscere le prestazioni d’urgenza anche ai minori cittadini italiani ma nati all’estero, che siano accompagnati dai loro genitori durante soggiorni temporanei o si trovino in Italia per ragioni di studio. Il mio impegno, ora, sarà quello di verificare ed eventualmente continuare ad incalzare il Governo affinché la questione sia concretamente affrontata.
LEGGE DI STABILITÀ: ESTESE ANCHE AI LAVORATORIEXTRA-UE LE AGEVOLAZIONI FISCALI E LE DETRAZIONI FAMILIARI
Il Parlamento italiano ha ritenuto fondata la nostra richiesta di estendere anche ai lavoratori residenti in Paesi extra-Ue il medesimo regime di determinazione dell’imposta dovuta dai soggetti residenti in Italia o in uno Stato dell’Unione Europea (o SEE). La Commissione Bilancio della Camera dei deputati, infatti, ha ieri approvato l’emendamento presentato dai deputati del PD eletti all’estero che introduce così, in ordine all’applicazione delle norme fiscali stabilite dagli articoli da 1 a 23 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), la parità di trattamento tra residenti in Italia e residenti all’estero a condizione che il reddito prodotto dal soggetto interessato nel territorio italiano sia pari ad almeno il 75 per cento del reddito complessivamente prodotto (in Italia e all’estero) e che lo stesso non goda di analoghe agevolazioni fiscali nello Stato di residenza e che tale Stato assicuri un adeguato scambio di informazioni in materia fiscale. I soggetti beneficiari del provvedimento potranno così beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dal TUIR e in particolare delle detrazioni per carichi di famiglia, ancorché in maniera non permanente ma solo per i prossimi tre anni (2016, 2017 e 2018). Il nostro impegno quindi, sebbene questo risultato sia una tappa importante e foriero di significati dal punto di vista del diritto e della parità di trattamento, non si esaurisce qui e dovrà essere ripreso alla scadenza dell’estensione (e cioè nel 2018). Si tratta comunque di un importante risultato per il quale ci stiamo battendo da anni, di proroga in proroga, che sancisce, anche se per un periodo non breve ma transitorio, il riconoscimento di quello che noi riteniamo un ovvio, logico e sacrosanto diritto. Ricordiamo che i soggetti interessati devono dimostrare, con idonea documentazione, individuata con apposito decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, che i familiari cui si riferiscono le detrazioni non siano titolari di un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al previsto limite di euro 2.840,51, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari.
LA MIA INTERROGAZIONE AL GOVERNO: DARE AI COMITES NUOVI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE ANCHE PER I NUOVI MIGRANTI
Gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero stanno vivendo una fase di transizione che è opportuno assecondare in modo positivo, anche per avvicinarsi concretamente ad una loro organica riforma, che comunque necessita di tempi adeguati. Questo è particolarmente vero per i COMITES, che essendo a contatto con i nostri concittadini ne registrano in chiave diretta le esigenze e gli umori. Un segnale da non trascurare è venuto dalla scarsa partecipazione alla prenotazione e al voto per il loro rinnovo, che ha manifestato distacco e disagio. Ora che la ricostituzione è avvenuta, sia pure dopo una lunga pausa, è necessario metterli in condizione di reagire attivamente fornendo loro risorse e strumenti adeguati e facendo concreti passi in avanti, capaci di migliorare il loro rapporto con i connazionali. Per questo, su sollecitazione di alcuni presidenti di COMITES del Nord America e assieme agli altri colleghi del PD eletti all’estero, ho presentato ai Ministri degli Esteri e dell’Interno un’interrogazione nella quale chiedo che ai presidenti dei COMITES siano forniti, con formalità richieste dalla tutela della privacy, gli elenchi dei cittadini residenti nelle rispettive circoscrizioni consolari, in modo che i COMITES possano coinvolgerli più diffusamente e direttamente nelle loro campagne informative e nelle loro iniziative. La transizione, tuttavia, è determinata non solo dai mutamenti che avvengono nel nostro tradizionale insediamento, ma anche dai flussi di nova emigrazione che negli ultimi anni sono cresciuti intensamente. Anche in questo caso, ferma l’esigenza di organizzare una rete di servizi adeguata a sostenere questa inedita situazione, credo sia urgente costruire un sistema informativo mirato per coloro che oggi si dirigono all’estero per ragioni di lavoro. Un sistema idoneo a mettere ciascuno nella condizione di poter contattare nei luoghi di arrivo soggetti istituzionali e associativi capaci di fornire riferimenti in ordine alla prima accoglienza, alle possibilità logistiche, all’iniziale contatto con le autorità e l’amministrazione locali, alle informazioni di lavoro e alle possibilità di inserimento dei figli nel sistema formativo e a quant’altro possa facilitare l’inserimento dei nostri connazionali nelle nuove realtà. Alcuni COMITES, associazioni e Patronati lo stanno già facendo in proprio, ma si tratta di costruire una vera e propria rete completa di informazioni e di facile accesso a distanza. Nella stessa interrogazione, dunque, ho chiesto al Ministro degli Esteri se non intenda dare disposizioni volte a realizzare una filiera informativa rivolta ai nuovi migranti affinché questi siano messi in condizione di ottenere a distanza e in temi rapidi, consultando i siti istituzionali del Ministero e delle sue strutture decentrate all’estero, nonché i siti dei COMITES e del CGIE, le informazioni più dirette ed utili per far fronte alle numerose e complesse problematiche della fase di insediamento. Tutti, a livello di ricerche e di responsabilità istituzionali, evochiamo le nuove migrazioni, ma per la verità poco si sta facendo in termini concreti. Partire da cose fattibili e immediate può servire a camminare in avanti e a corrispondere ad alcune delle esigenze più avvertite dai nuovi migranti.
LA NOSTRA STORIA: LA TRAGEDIA DI MONONGAH
NEL RICORDO DELLE VITTIME DI MONONGAH IMPEGNO CONTRO TUTTE LE TRAGEDIE DELLE MIGRAZIONI E DEL LAVORO
Il 6 dicembre sono trascorsi 108 anni dalla tragedia mineraria di Monongah, dove, secondo le stime ufficiali, perdettero la vita 367 persone, di cui 171 italiani, provenienti da diverse regioni, in particolare dal Molise e dalla Calabria. In realtà furono molti di più perché, per il sistema a cottimo con cui il lavoro veniva retribuito, quasi tutti i lavoratori portavano con sé familiari, spesso in giovane età, e conoscenti, che non erano registrati all’ingresso della miniera. La disgrazia mineraria più grave della storia dell’emigrazione, che per altro si innestava in una catena lunghissima di eventi dello stesso genere susseguitisi sul suolo americano.
Alle vittime e alle loro famiglie, che subirono le pesanti conseguenza della scomparsa dei loro uomini, va il nostro pensiero reverente e la nostra preghiera. Il nostro ringraziamento va a coloro che hanno lottato per anni affinché il ricordo, anzi la semplice notizia, della tragedia non fosse cancellata: Padre Everett Francis Briggs, che ha riaperto la questione, l’ex console onorario Joseph D’Andrea, che l’ha riportata in Italia, l’editore Mimmo Porpiglia, che con la sua campagna giornalistica ha indotto le autorità italiane ad assumerla come un fatto rilevante della storia del lavoro italiano nel mondo, l’ex parlamentare Gino Bucchino e l’ex Vice Ministro Franco Danieli che hanno promosso le importanti manifestazioni del centenario dell’evento. E tuttavia, questo non basta. Le vittime di Monongah e i loro parenti hanno ancora diritto alla nostra solidarietà. Nonostante l’evidenza dei fatti, nessuna responsabilità fu riconosciuta nei tribunali, sicché l’unico aiuto i familiari lo ebbero dal grande movimento di solidarietà che si generò intorno a loro. Essi, ancora, hanno diritto alla memoria. Chi tra i primi ne ha parlato, ha detto che Monongah è stata “una tragedia dimenticata”. Essa va dunque fatta conoscere di più e meglio e, con l’intera storia dell’emigrazione, italiana, andrebbe inserita organicamente nel circuito formativo perché anche i giovani sappiano da dove veniamo e comprendano che le migrazioni sono un aspetto ineliminabile della nostra vita sociale, anche oggi. Essi hanno diritto alla nostra riflessione e al nostro impegno etico, civile e politico perché la mobilità, il lavoro e la sicurezza del lavoro restano problemi sempre aperti, che spesso diventano tragedie senza ritorno. Non si possono rispettare le vittime di Monongah, Marcinelle o Mattmark senza impegnarsi per fare in modo che le tragedie del lavoro dovute allo sfruttamento e alla mancanza di sicurezza non abbiano più a verificarsi, in ogni parte del mondo. Essi hanno diritto al rispetto, che non è quello dell’enfasi delle celebrazioni, ma quello degli atti concreti e quotidiani. In questo senso, ad esempio, il piccolo cimitero dove i resti delle vittime furono sepolte, già oggetto di un intervento di restauro da parte dello Stato italiano nel 2007, va costantemente e dignitosamente custodito per il futuro come un simbolo del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
INTERVISTE ED ARTICOLI DEL MESE
INTERVISTA A “PUNTODINCONTRO”, IL GIORNALE ON-LINE DELLA COMUNITA’ ITALIANA IN MESSICO
IL MIO ARTICOLO : “MONONGAH NEL CUORE” SU “AMERICA OGGI”, IL GIORNALE DELLA COMUNITA’ ITALIANA NEGLI USA

ROMA: INCONTRI DEL MESE
CAMERA DEI DEPUTATI: PROFICUO INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE PARLAMENTARE DEL QUEBEC
In chiusura dell’anno dedicato alle celebrazioni del 50° anniversario della presenza istituzionale del Québec in Italia, si è svolta a Roma la visita di una delegazione dell’Assemblea nazionale. Il 14 e 15 dicembre alla Camera dei Deputati si sono tenuti alcuni incontri con la delegazione che hanno permesso di approfondire questioni di reciproco interesse.
SOLIDARIETÀ CON I PATRONATI CONTRO I TAGLI DEI FINANZIAMENTI
Il 10 dicembre scorso, i Patronati del CEPA hanno manifestato davanti al Parlamento chiedendo che la legge di Stabilità non rinnovi anche per il prossimo anno i tagli già fatti nel 2015, sia pure in misura ridotta rispetto a quella inizialmente prevista. Con la mia presenza tra gli amici dei Patronati, ho cercato di portare la mia solidarietà e di manifestare la mia profonda convinzione che questi istituti di tutela sociale vadano difesi e messi nella condizione di continuare il loro prezioso lavoro.
Nel breve intervento che mi è stato richiesto come parlamentare, ho portato ancora una volta la mia testimonianza di italiana con doppia cittadinanza residente all’estero sulla funzione di sostegno sociale che essi hanno assolto a beneficio delle nostre comunità. I miei stessi familiari avrebbero avuto grandi difficoltà a vedere riconosciuti i loro diritti se non avessero potuto varcare la soglia di un patronato e ricevere l’aiuto di cui avevano bisogno. La presenza dei Patronati si è posta come una vera e propria attività di segretariato sociale e oggi essa è diventata tanto più necessaria quanto più estesa e incisiva è stata la contrazione della rete dei servizi assicurati dalle strutture diplomatico-consolari. Questa esigenza si rafforza a seguito dei flussi di nuova emigrazione che comportano evidenti necessità di informazione e di supporto. Con i molti colleghi che condividono queste posizioni, cercheremo di far valere queste idee, con la speranza che possano trovare ascolto adeguato da parte di chi deve costruire un sistema di compatibilità sempre difficile in un provvedimento complesso come la legge di Stabilità.
CAMERA DEI DEPUTATI: POSITIVO CONFRONTO E UTILI INDICAZIONI DI LAVORO PER I SERVIZI AI CITTADINI ALL’ESTERO DAL CONVEGNO SUI PATRONATI
L’incontro promosso dal Comitato per gli italiani nel mondo della Camera, presieduto dal collega Fabio Porta, sul contributo che la rete dei Patronati possono dare al sistema dei servizi per i nostri concittadini all’estero è stato stimolante e opportuno. Stimolante per le proposte che ne sono venute, opportuno per l’esigenza di fare chiarezza sul ruolo dei Patronati proprio nel momento in cui essi esposti a tagli consistenti dei finanziamenti e a processi pregiudiziali e sommari, talvolta ingiusti e offensivi.
Vi ho partecipato ascoltando con grande interesse e portando la mia testimonianza di persona cresciuta in una famiglia di italiani emigrata in Canada e di componente della grande comunità italo-canadese di Toronto. Chi parla della funzione dei Patronati e pretende di giudicarli, dovrebbe conoscere dall’interno la realtà delle comunità italiane nel mondo e sapere concretamente quali siano le loro esigenze concrete, quali le attese, quali le possibilità di miglioramento non ipotizzate in astratto, ma misurate sulle situazioni obiettive. Dal convegno è venuto fuori in base ai dati contenuti nella relazione di Porta che la rete dei servizi finora assicurati dalle strutture diplomatico-consolari non solo si è ristretta pesantemente (oltre sessanta strutture sono state chiuse negli ultimi dieci anni), ma per le politiche finanziarie attuate in questi anni deve essere considerata strutturale e irreversibile. Le soluzioni adottate (consolato telematico, consolato hub, ecc.), pur giuste in linea generale, alla prova dei fatti non si sono dimostrate sufficienti. Basta chiedere a chi passa ore per avere una linea telefonica libera, settimane per avere una prenotazione, anni per vedere risolta una pratica di cittadinanza. Che fare, allora? I Patronati hanno già una rete diffusa e di grande efficienza distribuita capillarmente sui territori esteri. Hanno svolto storicamente e continuano a svolgere una funzione di segretariato sociale indiscutibile. Perché non utilizzarne le capacità, l’esperienza acquisita e la fiducia che si sono guadagnati per concorrere alla fornitura dei servizi ai nostri connazionali? Alcuni motivano la loro contrarietà dicendo che non si possono affidare ai patronati funzioni amministrative che la legge riserva allo Stato. E chi l’ha mai chiesto? La loro funzione deve essere inquadrata in un’ottica di sussidiarietà rispetto all’Amministrazione, per liberarla di incombenze che essa non riesce più ad assolvere e per metterla nella condizione di svolgere meglio al suo compito. Piuttosto, si chieda ai Patronati di essere più coraggiosi nella loro autoriforma e di rinnovarsi per essere di supporto non solo al vecchio insediamento emigratorio, ma anche alle nuove migrazioni, per le quali non c’è alcuna istituzione o alcuna politica di sostegno. Questo è il senso più importante che ho ricavato dal convegno del nostro Comitato alla Camera e, soprattutto, questo mi sembra un positivo indirizzo di lavoro per il futuro, con l’obbiettivo di migliorare realmente l’offerta dei servizi per i nostri concittadini all’estero”.