“Sono costanti e insistenti le sollecitazioni che da varie parti mi provengono per vedersi riconosciuti i titoli di studio e professionali in paesi diversi dai quali sono stati conseguiti, in genere a conclusione di non brevi e faticosi percorsi di studio e di formazione professionale. Si tratta, naturalmente, di richieste del tutto naturali in una fase di sviluppo delle cosiddette “nuove mobilità”, soprattutto se la cosa riguarda persone che intendono muoversi tra paesi tra i quali intercorre un flusso di relazioni consolidate sia sul piano sociale che su quello economico e commerciale .
È il caso, ad esempio, dell’Italia e del Canada, in forza della consolidata presenza nel paese nord americano di una comunità d’origine che supera il milione e mezzo di persone e di un interscambio di notevole portata, destinato a crescere con l’entrata a regime del CETA, l’accordo di libero scambio tra l’Europa e e appunto il Canada.
Si tratta, oltretutto, di venire incontro anche ad impellenti esigenze di ordine sociale. Le difficoltà occupazionali che da alcuni anni persistono in Italia, infatti, indurrebbero molti giovani che cercano occupazioni qualificate, soprattutto se dotati di qualifiche professionali richieste sul mercato del lavoro canadese (ad esempio architetto, ingegnere, medico, infermiere) a considerare con interesse l’opzione canadese se in tal senso fossero facilitati sul piano dei permessi di ingresso e su quello del riconoscimento dei titoli di studio e dei titoli professionali.
Per quanto riguarda il Canada, per arrivare ad un accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio e di quelli professionali, è necessario verificare se tale accordo vada realizzato a livello federale con ricadute a livello provinciale o se si si possa procedere direttamente tramite accordi con le singole Province, titolari delle competenze in materia.
Su queste questioni ho interrogato il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale intanto per chiedere che non si perda più tempo e si avviino al più presto gli opportuni contatti con le autorità canadesi per aprire un tavolo di lavoro e di dialogo finalizzato alla definizione di un accordo in materia. In secondo luogo ho chiesto di dirimere la questione più squisitamente istituzionale relativa alla scelta dell’interlocutore – federale o provinciale – con il quale aprire le trattative e arrivare in tempi ragionevoli ad una conclusione.
Naturalmente, il mio impegno sarà rivolto a che si faccia presto e bene: ci sono tanti giovani in attesa e una maggiore fluidità nello scambio di persone qualificate non potrà che fare del bene sia all’Italia che al Canada”.