
Le ragioni che ancora una volta ho richiamato sono in sostanza queste. L’Italia deve prima di tutto dare un riconoscimento convinto e unanime ai suoi emigrati di ogni epoca per il contributo che essi hanno dato, con il loro sacrificio, al miglioramento della vita di milioni di persone e per l’aiuto che, con le rimesse e i ritorni, hanno fornito al Paese nei momenti più difficili della sua storia.
Allo stesso tempo, la Giornata nazionale consente ad un’ampia platea di guardare all’italianità nel mondo, che in questi ultimi anni sta ricevendo nuova linfa dai flussi in uscita, come ad un referente diffuso e penetrante per sfruttare al meglio una condizione di vantaggio competitivo per l’internazionalizzazione del nostro Sistema Paese, di cui abbiamo un bisogno vitale, oggi più di ieri.
Ma un obiettivo non meno importante è quello di offrire alle nuove generazioni, impegnate nella conoscenza della contemporaneità, e alle istituzioni scolastiche una base di riflessione sulle esperienze di integrazione realizzate da milioni di nostri connazionali, facendo in modo che le migrazioni nei nostri tempi non diventino un motivo di lacerazione e di scontro ma di comune crescita culturale e civile.
Si proseguirà ora nell’esame delle proposte con l’impegno, che è sembrato unanime, di giungere ad un risultato positivo. E’ bene arrivarci tutti insieme, con comune senso di responsabilità, ma vorrei dire tuttavia che sono onorata di avere potuto favorire con la mia iniziativa questo incontro di giusti propositi”.