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ELEZIONI PER IL RINNOVO DEI COMITATI DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO.
PER VOTARE PER CORRISPONDENZA OCCORRE PRIMA REGISTRARSI.
IL MIO INVITO A FARLO NELLE PROSSIME SETTIMANE
Cari connazionali,
Finalmente i COMITES saranno rinnovati, dopo cinque anni di attesa dalla scadenza. Ma per poter partecipare al voto è necessario iscriversi subito nell’elenco degli elettori del proprio consolato.
Nella Gazzetta Ufficiale n. 179 del 4 agosto 2014, infatti, è stato pubblicato il decreto-legge 1 agosto 2014, n. 109 che, all’art. 10, contiene disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’estero (Com.It.Es.).
La norma che ci interessa prevede che, in occasione delle prossime elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es., il diritto di voto venga esercitato per corrispondenza, come previsto dalla Legge 286/2003.
Il plico elettorale verrà inviato ai SOLI elettori in possesso dei requisiti di legge, che ne abbiano fatta espressa richiesta all’Ufficio consolare di riferimento almeno cinquanta giorni prima della data stabilita per le votazioni.
Entro la fine di ottobre, dunque, chi desidera partecipare al voto deve registrarsi compilando un apposito modulo che può essere scaricato dal sito del proprio consolato di riferimento. Chi ha difficoltà a reperire il modulo, può contattare direttamente il proprio Consolato.
Il modulo d’iscrizione, compilato e sottoscritto, con allegata copia di un documento di identità, deve essere trasmesso al Consolato di riferimento entro il 23 ottobre. La data è indicativa e potrà subire modifiche a seconda della data di indizione delle elezioni.
Infatti il citato provvedimento, benché avente forza di legge dalla sua pubblicazione, è soggetto a conversione parlamentare e quindi potrà subire delle modifiche, anche se non è probabile che avvenga.
Si suggerisce, comunque, di presentare fin d’ora le domande di iscrizione nell’elenco elettorale per l’ammissione al voto per corrispondenza per l’elezione dei Com.It.Es. e si prega di diffondere la notizia anche ai propri conoscenti.
Questo può avvenire con le seguenti modalità:
1. Consegna del modulo e dei documenti richiesti direttamente all’Ufficio consolare di riferimento;
2. Invio del modulo all’Ufficio consolare di riferimento per posta, posta elettronica o posta elettronica certificata, allegando copia non autenticata del documento di identità del richiedente, comprensiva della firma del titolare.
Per scaricare il modulo della domanda di iscrizione o richiedere informazioni, si prega di consultare i siti di riferimento della propria Circoscrizione consolare.
Per i riferimenti delle Ambasciate e dei Consolati dei Paesi della Circoscrizione Centro e Nord America, consultare:
http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/LaReteDiplomatica/Ambasciate/default.htm
FINALMENTE SI RINNOVANO I COMITES. ORA TOCCA A NOI
E così, quando ormai non ci credeva più nessuno, il Governo, con quello che gli atleti chiamano uno scatto di reni, è riuscito a mettere finalmente sui giusti binari il rinnovo dei COMITES.
Dopo dieci anni di onorato, e talvolta estenuato, servizio, il 10 dicembre si procederà a nuove elezioni che – è l’augurio di tutti – dovrebbero portare forze fresche ad organismi basati sulla partecipazione e il volontariato. Nonostante l’insistenza con cui tutti noi abbiamo continuato a chiedere la fine di questo stato di sospensione della democrazia tra i cittadini italiani all’estero, si era ormai tacitamente diffusa la convinzione che il nuovo regolamento elettorale proposto dal Governo, sul quale le commissioni parlamentari avevano fatto osservazioni non di poco conto, era così complesso che la sua effettiva operatività avrebbe comportato tempi incompatibili con la scadenza del 31 dicembre di quest’anno, fissata nella famosa legge del terzo rinvio. E invece bisogna dare obiettivamente atto al Ministro Mogherini di avere mantenuto la parola, andando al di là degli schemi prefigurati dai funzionari del MAE e riuscendo a reperire risorse aggiuntive, quasi un miracolo di questi tempi. Nello stesso tempo, è giusto riconoscere che il Sottosegretario Giro nella gestione della delega per gli italiani nel mondo sta dando prova di un’attenzione e di uno spirito di concretezza che francamente vanno al di là delle previsioni. Bene. Anche se questa vicenda fa seguito a quella dolorosa della chiusura dei consolati e di alcuni istituti di cultura, quando c’è un punto a favore del tanto discusso personale di governo italiano bisogna avere il coraggio di riconoscerlo, senza alcun propagandismo, anche a costo di andare controcorrente rispetto ad un’opinione pubblica tendenzialmente orientata ai giudizi sommari.
Detto questo, non è possibile tacere del passaggio di fase che si avverte tra queste elezioni dei COMITES, alle quali in base agli obblighi previsti dalle leggi esistenti farà seguito il rinnovo con sistema indiretto del Consiglio generale degli italiani all’estero, e quelle che si svolsero per gli stessi organismi dieci anni fa, nel 2004. Si era allora all’indomani della riforma costituzionale che istituiva la circoscrizione Estero e della legge ordinaria che risolveva la delicata questione del sistema elettorale nel voto per corrispondenza. Soprattutto, sulla scia di quell’eccezionale clima riformatore, cui concorrevano gli sforzi delle personalità più consapevoli dei maggiori partiti italiani, si era appena compiuta la riforma degli stessi COMITES, voluta dall’allora Ministro Tremaglia e predisposta da una bozza di disegno di legge preparata dallo stesso CGIE. I COMITES restavano organismi sostanzialmente consultivi, che operavano in stretta collaborazione con le rappresentanze diplomatiche e consolari, ma si estendeva la loro facoltà di iniziativa e di parere e si accennava, sia pure sotto la tutela consolare, ad una funzione di dialogo con le autorità locali. Cosa del tutto necessaria in considerazione della diffusa e avanzata integrazione delle nostre comunità, sviluppatasi nel corso dell’ormai lunga storia emigratoria degli italiani. Poi ci furono le elezioni politiche del 2006, che consentirono per la prima volta ad un drappello di parlamentari eletti all’estero di varcare la soglia del Parlamento. La rappresentanza dei cittadini italiani all’estero si modificava sostanzialmente, nel senso che si completava quel sistema di rappresentanza che con tanti sforzi si era pezzo a pezzo costruito nel corso di un quarto di secolo con l’impegno e lo sforzo dell’associazionismo e di tante figure generose e appassionate, dentro e fuori i confini nazionali.
Dopo appena un paio d’anni da quell’evento, con il nuovo Governo Berlusconi, è iniziato il giro di boa per le politiche verso gli italiani all’estero che, passo dopo passo, ha portato ad una cadenzata regressione degli interventi nel campo che ci interessa. Quando la delega era nelle mani del Sottosegretario Mantica si è tentata anche una manovra combinata a livello parlamentare per ridurre il numero dei COMITES, oltre che per svuotare il CGIE, togliendo loro la facoltà di dare pareri in cambio di una evanescente relazione di fine d’anno sulla situazione delle comunità di riferimento. Una manovra che ogni tanto si ripropone e che comunque è stata finora fermata dalla ferma posizione della maggior parte dei parlamentari eletti all’estero e dal CGIE.
Il resto l’hanno fatto i ripetuti rinvii – ben tre in rapida successione – del rinnovo degli organismi di rappresentanza. Si sono usurate in questo modo energie basate sul volontariato e sullo spirito di solidarietà comunitaria che sono stati e sono ancora fondamentali per l’identità e il protagonismo degli italiani all’estero. E, vorrei dirlo ancora una volta, chi ci perde di più in tutto questo non sono gli italiani all’estero, che nei rispettivi Paesi il loro spazio l’hanno trovato e consolidato, ma è l’Italia, che nel passato ha avuto sempre bisogno di loro e oggi ne ha bisogno più che mai.
Sul clima nel quale si voterà questa volta, dunque, non potranno non pesare l’accidentato cammino di questi anni e l’evoluzione, o forse è meglio dire l’involuzione, intervenuta nei rapporti con gli italiani all’estero, soprattutto per le gravi difficoltà finanziarie che l’Italia sta attraversando da qualche tempo. E tuttavia, anche da parte nostra occorre uno scatto di reni per rimettere la barca in equilibrio e riprendere il giusto cammino. Dicendo questo so bene che molti cittadini italiani dell’azione dei COMITES non sempre hanno una buona opinione. Spesso si sono trovati di fronte ad esperienze povere d’iniziativa e forse deludenti. Ma intanto occorre prima di tutto tener presente che i fondi sempre più ridotti che hanno ricevuto sono stati appena sufficienti per l’ordinaria amministrazione. In secondo luogo che se coloro che hanno gestito i COMITES hanno dato cattiva prova, la soluzione non è abolire i COMITES, ma cambiare chi li ha gestiti male. Ho cercato di ricordare i passaggi ormai storici dell’ultimo quindicennio proprio per sottolineare che la rappresentanza, insieme alla cultura, è l’unica vera leva che i cittadini all’estero hanno nelle loro mani e che se anche attraversiamo tempi grigi e deludenti, qualsiasi alternativa sarebbe un rimedio peggiore del male.
Piuttosto, come si voterà? Nel decreto legge pubblicato il 4 agosto, e che comunque alla ripresa deve essere convertito dalle Camere, vi sono novità importanti, qualcuna addirittura inaspettata. Intanto, si introduce nel regolamento elettorale che entrerà in funzione la prossima volta la possibilità di ricevere per posta elettronica non certificata la password per il voto elettronico a distanza, per la quale in precedenza si prevedeva il ritiro diretto presso il consolato, con immaginabili complicazioni e disagi. Ma, soprattutto, per questa volta si ritorna al voto per corrispondenza, magari concentrando l’invio dei plichi per unità familiare, in modo da contenere i costi che altrimenti sarebbero pesanti.
Tuttavia c’è un’importantissima novità: i plichi saranno spediti non a tutti gli iscritti all’AIRE indiscriminatamente, ma solo a chi ne farà richiesta iscrivendosi ad un elenco degli elettori entro 50 giorni prima della data fissata per le elezioni. Con buonsenso, ci si starebbe orientando per una forma di iscrizione abbastanza libera: diretta, postale o per e-mail. In ciascuna famiglia dovrebbe arrivare una comunicazione con le indicazioni da seguire per rispettare i tempi e le forme prescritti; ognuno, dunque, si faccia parte attiva per poter usufruire nei tempi dovuti di questa opportunità.
Di questa opzione “alla rovescia”, che comporta l’obbligo della richiesta di voler votare per corrispondenza, si sta parlando da tempo, con un consenso sempre più diffuso, anche per il voto politico. Esistono in Parlamento disegni di legge, tra i quali quelli a firma di molti eletti del PD, tra i quali io stessa, che vanno in questa direzione. Il provvedimento in esame parla solo del rinnovo dei COMITES, ma è facile prevedere che presto o tardi si parlerà di questa soluzione anche per il voto politico. E’ vero che la partecipazione rischia di essere limitata per questo obbligo di iscrizione preventiva nell’elenco degli elettori, ma è altrettanto vero che in questa maniera si eviterà che milioni di plichi vadano in giro per il mondo con scarso controllo e possano aprirsi spazi per fenomeni anomali spesso denunciati e che hanno gettato discredito, spesso ingiustamente, non solo sul voto per corrispondenza, ma anche più in generale sugli italiani all’estero. Chi si prenota vuol dire che nella quasi totalità dei casi ha intenzione di votare e quindi sarà più vigile e responsabilizzato sul controllo della sua scheda elettorale. Senza contare che inviando i plichi solo a chi si dimostri interessato ad averli, si risparmieranno molte risorse e si eviterà di sentirsi dire ancora una volta che il voto degli italiani all’estero è troppo costoso e non compatibile con la situazione difficile delle nostre finanze pubbliche.
In questa fase, dunque, un ruolo decisivo avrà la capacità di informare gli elettori. Il decreto dice che «gli uffici consolari danno tempestiva comunicazione di tale adempimento alle comunità italiane del luogo a mezzo avvisi da affiggere nella sede della rappresentanza e da pubblicare sui rispettivi siti internet, nonché tramite ogni altro idoneo mezzo di comunicazione». Sappiamo, tuttavia, che senza l’iniziativa diretta delle nostre comunità le misure burocratiche spesso restano sulla carta. Per questo, aggiungo il mio appello a quello di tanti altri che si sono rivolti alle associazioni e a tutti coloro che hanno una parte attiva nelle nostre comunità perché sensibilizzino gli elettori. Ancora una volta, gli organi di informazione avranno un compito essenziale, a conferma che essi all’estero non solo svolgono la loro funzione informativa, culturale e linguistica, ma sono anche uno strumento necessario per il corretto esercizio dei diritti democratici.
(On. Francesca La Marca per «America Oggi», 24 agosto 2014).
Attività parlamentare
Proposta di Legge
LA MIA PROPOSTA DI LEGGE PER LE CURE OSPEDALIERE URGENTI GRATUITE ANCHE AGLI ITALIANI NATI ALL’ESTERO
Lo Stato italiano attualmente garantisce le cure ospedaliere urgenti gratuite agli emigrati e ai pensionati con cittadinanza italiana residenti all’estero che rientrino in Italia per soggiorni temporanei inferiori ai 90 giorni e che sono sprovvisti di assicurazione pubblica o privata. Giova inoltre ricordare che ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, anche se non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno (quindi agli irregolari e ai clandestini), sono garantite (in virtù dell’articolo 35, comma 3, del Testo Unico sull’Immigrazione, Legge n. 286/98), nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio. Tali prestazioni sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti.
Sono invece esclusi, secondo me ingiustamente, da tali garanzie i cittadini italiani nati all’estero i quali devono pagare le cure ospedalieri urgenti in caso di temporaneo soggiorno in Italia. La mia proposta di legge vuole eliminare la disparità di trattamento contro i cittadini italiani nati all’estero ed estendere quindi la gratuità delle cure ospedaliere urgenti a tutti i cittadini italiani iscritti all’AIRE.
Nella relazione esplicativa della mia proposta di legge metto in evidenza che il sistema normativo e applicativo della tutela sanitaria a favore dei cittadini italiani residenti all’estero in Paesi con i quali l’Italia non ha stipulato una convenzione bilaterale per l’assistenza sanitaria (che costituisce la maggioranza dei Paesi extracomunitari, tra cui Canada e Stati Uniti), è un impianto costituito da una sovrapposizione di norme succedutesi nel tempo, di leggi e decreti legge lacunosi e frammentari, di interpretazioni amministrative discutibili, di pratiche diversificate da Regione e Regione; è un sistema contrassegnato da insufficienze e da incertezza del diritto. Alla luce di questa situazione, i nostri connazionali quando rientrano in Italia per un soggiorno temporaneo sono tutelati in maniera ingiustificatamente diversificata, a seconda del loro “status” di emigrante, della titolarità o meno di una prestazione pensionistica italiana, del luogo di nascita, e della flessibilità (o meglio tolleranza) delle legislazioni e regolamentazioni regionali.
Attualmente la tutela sanitaria a favore degli emigrati per le cure urgenti è regolata dal Decreto del Ministero della Sanità del 1 febbraio 1996, concernente “Determinazione delle tariffe relative alle cure urgenti ospedaliere prestate dal Servizio sanitario nazionale ai cittadini italiani e stranieri non assicurati”, il quale dispone che “ai cittadini italiani residenti all’estero, titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani o aventi lo status di emigrato, certificato dall’ufficio consolare italiano competente per territorio, le prestazioni ospedaliere urgenti sono erogate a titolo gratuito e per un periodo massimo di novanta giorni nell’anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per le suddette prestazioni sanitarie”. Il Decreto, a mio avviso, interpreta in maniera restrittiva il diritto soggettivo circoscrivendo tali cure ai soli possessori di prestazioni pensionistiche italiane e a coloro che hanno lo status di emigrato, certificato dall’ufficio consolare italiano competente per territorio. La certificazione dello status di emigrato è lasciata alla discrezionalità degli uffici consolari che spesso negano tale status ai cittadini italiani nati all’estero, sembrerebbe su indicazione dello stesso Ministero della Sanità.
Si crea in tal modo un’ingiustificata disparità di trattamento tra cittadini italiani nati all’estero e i cittadini italiani emigrati ma nati in Italia. Sono centinaia le segnalazioni di famiglie di cittadini italiani che rientrano in Italia per soggiorni temporanei e ai quali in caso di sfortunata necessità le cure urgenti gratuite vengono erogate ai genitori perché nati in Italia ma non ai figli o ai nipoti perché nati all’estero o comunque perché non sono riusciti ad ottenere dal consolato di residenza il certificato di “emigrato”.
La proposta di legge mira, dunque, a porre finalmente rimedio ad una situazione ingiusta e discriminatoria, prevedendo, mediante l’art. 1, la garanzia delle cure ospedalieri urgenti gratuite a tutti i cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), la cui iscrizione come è noto è fatta d’obbligo sia per i cittadini che trasferiscono la propria residenza all’estero per periodi superiori a 12 mesi, sia per coloro che già vi risiedono, sia per i nati all’estero con successivo acquisto della cittadinanza italiana a qualsiasi titolo. Tale garanzia viene assicurata a prescindere dal luogo di nascita, dalla titolarità di una prestazione pensionistica italiana e dal possesso dello status di emigrante certificato dagli uffici consolari competenti, durante un soggiorno temporaneo in Italia. Le prestazioni possono decorrere per un periodo massimo di 90 giorni nell’anno solare e a condizione che gli interessatii non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per tali prestazioni sanitarie.
E’ stato calcolato che i costi della mia proposta si aggirano intorno ai 2 milioni di euro l’anno; cifra certamente compatibile con l’estensione di un importante diritto agli esclusi, in questo caso i cittadini italiani nati all’estero.
Mi auguro che questo provvedimento possa incontrare tra i colleghi e nel Governo l’attenzione che merita. Si tratta di un punto di grande sensibilità per i nostri connazionali all’estero, sia sul piano dei diritti individuali che su quello della tutela della persona. Per questo, assieme ai colleghi che hanno condiviso il mio disegno di legge, mi adopererò perché la questione sia discussa e affrontata nelle competenti sedi parlamentari.
Disposizioni concernenti la gratuità delle prestazioni ospedaliere urgenti in favore dei cittadini iscritti nell’AIRE, temporaneamente presenti in Italia
(presentata il 30 luglio 2014)
Attività parlamentare
Interrogazione
I DUBBI SULL’IMPORTO DELLA 14MA EROGATA DALL’INPS AI PENSIONATI RESIDENTI ALL’ESTERO
A molti pensionati italiani residenti all’estero è stata recentemente inviata una lettera con la quale l’Inps li ha informati che a loro favore era stato disposto il pagamento di una somma aggiuntiva (la cosiddetta “quattordicesima) sulla loro pensione con il rateo pensionistico di luglio.
La 14ma fu introdotta dal Governo Prodi nel 2007 a sostegno di titolari di pensioni di importo basso che abbiano un’età pari o superiore a 64 anni e soddisfino i requisiti reddituali richiesti dalla legge istitutiva (n. 127/2007) e cioè un reddito personale non superiore ad una volta e mezza il trattamento minimo che per il 2014 è pari a 9.767 euro annui (ai fini del diritto alla somma aggiuntiva il reddito del coniuge non viene preso in considerazione). A seguito delle pressioni esercitate dai parlamentari del PD eletti all’estero, da patronati e da sindacati, il beneficio fu esteso anche ai pensionati italiani residenti all’estero (e non), titolari di pensione in convenzione.
Per gli ex lavoratori dipendenti l’importo della “quattordicesima” dipende dall’anzianità contributiva fatta valere: 336 euro fino a 15 anni di anzianità contributiva, 420 euro dai 15 ai 25 anni e 504 euro sopra i 25 anni. L’Inps ha deciso che per i titolari di pensione in convenzione internazionale la contribuzione da prendere in considerazione ai fini della determinazione dell’importo della somma aggiuntiva deve essere solo quella fatta valere nell’assicurazione italiana (non può essere utilizzata la contribuzione accreditata all’estero ed usata per determinare il diritto alla pensione in convenzione). Il risultato pratico della decisione “restrittiva” dell’Inps è che alla stragrande maggioranza dei titolari di pensione in convenzione aventi diritto alla 14ma viene corrisposta la prestazione con l’importo più basso e cioè di 336 euro. Se venissero invece considerati al fine della determinazione dell’importo anche i contributi esteri utilizzati ai fini del diritto a pensione, i nostri connazionali pensionati e residenti all’estero – aventi diritto alla 14ma – riceverebbero un importo quasi sempre pari a 504 euro. E’ giusta la decisione dell’Inps di erogare l’importo più basso? La decisione dell’Inps è nata a seguito di una direttiva del Ministero del Lavoro? Noi abbiamo deciso di chiedere chiarimenti al Ministero del Lavoro nell’interrogazione che abbiamo appena presentato e che solleva appunto dei dubbi sull’interpretazione restrittiva da parte dell’Inps.
In effetti la legge istitutiva della somma aggiuntiva non specifica esplicitamente se per le pensioni in convenzione la contribuzione utile ai fini della determinazione dell’importo della 14ma debba essere solo quella versata in Italia, lasciando quindi alle istituzioni competenti la facoltà di interpretare la legge. Tuttavia l’articolo 5 della legge istitutiva della 14ma al comma 1 indica che la somma aggiuntiva è determinata in funzione dell’anzianità contributiva complessiva e, inoltre, la circolare applicativa dell’Inps n.119 dell’ottobre del 2007 afferma che al fine della valutazione dell’anzianità contributiva deve essere considerata tutta la contribuzione (obbligatoria, figurativa, volontaria e da riscatto) relativa alla pensione su cui spetta il beneficio, utile e non utile per il diritto a pensione.
Si può sostenere insomma che una interpretazione più estensiva della normativa da parte degli enti competenti (legittimamente ammissibile in virtù della lettera e dello spirito della legge) avrebbe beneficiato i nostri connazionali titolari di pensione in convenzione di un importo superiore di quasi 200 euro a quello effettivamente corrisposto dall’Inps. D’altronde non sarebbe la prima volta che l’Inps utilizza i contributi esteri per stabilire diritto e importo delle pensioni in convenzione come avviene, per esempio, per determinare con quale sistema di calcolo – retributivo o contributivo – debbano essere liquidate le pensioni in convenzione ai pensionati che non facciano valere alcun contributo in Italia antecedentemente al 1° gennaio 1996 (in questo caso l’Inps ha adottato l’interpretazione estensiva con la Circ. n.123 del 12 giugno 1996 ove viene specificato che la pensione sarà calcolata interamente con il sistema retributivo per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 fanno valere un’anzianità contributiva di almeno 18 anni anche in virtù dei soli contributi esteri – tale decisione incide sia sul diritto che sull’importo della pensione perché nel sistema retributivo è prevista la corresponsione eventuale dell’integrazione al minimo).
Per le ragioni suesposte abbiamo interrogato il Ministero del Lavoro consapevoli che una risposta positiva significherebbe per i pensionati italiani residenti all’estero una 14ma nel mese di luglio di importo maggiorato di quasi ben 200 euro.
Attività parlamentare
I miei interventi in Aula
LA MARCA RELATRICE IN AULA DI TRE DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA DI ACCORDI INTERNAZIONALI
Disegno di legge di ratifica:
Accordo con gli Stati Uniti d’America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità
(A.C.1927) – 25-06-2014
Disegno di legge di ratifica:
Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale
(A.C.2089) – 01-07-2014
Discussione sulle linee generali – (Relatore)
Disegno di legge di ratifica:
Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro
(A.C.2275) – 01-07-2014
Discussione sulle linee generali – (Relatore)
Celebrazioni
8 agosto 2014: 58° Anniversario della tragedia di Marcinelle.
GIORNATA NAZIONALE DEL SACRIFICIO E DEL LAVORO ITALIANO NEL MONDO
Monongah e Marcinelle sono i simboli più alti e memorabili del sacrificio che gli italiani hanno affrontato in terra straniera per trovare risposta ad un loro bisogno primario ed esaudire un loro fondamentale diritto: il lavoro. In questa occasione, è giusto ricordare anche tutti gli altri nostri emigrati, e sono centinaia di migliaia, che hanno messo in gioco la loro vita per il miglioramento delle loro famiglie e per lo sviluppo dei Pesi nei quali hanno trovato accoglienza.
Quei sacrifici, comunque, hanno dato i loro frutti. Decine di milioni di persone di origine e di cittadinanza italiana sono diventate parte attiva di Paesi moderni e avanzati. Esse integrano le classi dirigenti di molte realtà e hanno assunto ruoli significativi nei campi del lavoro, dell’impresa, delle professioni, della cultura, della comunicazione e delle arti.
Si è costituita nel mondo un’italianità diffusa che oggi rappresenta una leva importante e strategica per lo stesso Paese d’origine, di cui l’Italia può servirsi, se se ne dimostrerà capace, per dare un sempre maggiore impulso alla sua internazionalizzazione e per ricollocarsi con dignità in ambito globale.
Forte di queste certezze, l’8 agosto sarò idealmente con tutti i connazionali che vorranno celebrare questa giornata, con il mio più sincero sentimento di gratitudine per quelli che si sono sacrificati per tutti noi e con la convinzione che l’italianità possa continuare ad essere dappertutto una grande forza e un grande valore.
Francesca La Marca
Interviste
INTERVISTA A FRANCESCA LA MARCA E AI DEPUTATI DEL PD SULL’AGENZIA “ITALIACHIAMAITALIA”
Italiani all’estero, il Pd di Renzi visto dagli eletti dem
Appunti italiani
IL MESSAGGIO FORTE DELLA VISITA DI DE BLASIO IN ITALIA
(Il sindaco di New York De Blasio e il ministro degli Esteri Mogherini (Foto dal profilo Twitter della Farnesina)
Bill De Blasio, sindaco democratico di New York, ha di recente visitato l’Italia assieme ai suoi familiari. Un viaggio per i visitare luoghi di origine della sua famiglia e per avere contatti con autorità istituzionali e religiose. Suscita emozione il ritorno del capo di una delle più importanti metropoli del mondo nei paesi meridionali dai quali i suoi nonni sono partiti per l’America. Come milioni di altri italiani. Così come ha un forte senso evocativo l’incontro con Papa Francesco, oltre che per le implicazioni politiche, per il fatto che due italodiscendenti siano accomunati dalla responsabilità di rappresentare due grandi potenze del mondo.
Nell’incontro che De Blasio ha avuto con il Ministro degli esteri Federica Mogherini sono emersi motivi che ci sembra utile richiamare. Innanzitutto l’amicizia tra Italia e Stati Uniti, affidata prima che ai rapporti bilaterali, ai legami sociali e culturali fra i due popoli nati e cementati attraverso la storia di emigrazione degli italiani. In secondo luogo il comune impegno per il cambiamento, che ha segnato la vicenda politica di de Blasio e che oggi rappresenta il connotato più diretto del Governo Renzi, come lo stesso sindaco di New York ha riconosciuto. I due rappresentanti politici hanno previsto, anzi, un loro nuovo incontro in settembre a NY per condividere con la comunità italoamericana questa prospettiva. A partire da un rafforzato impegno per limitare le disuguaglianze sociali e le disparità economiche, che la crisi ha approfondito in Italia e in Europa, ma che non risparmiano nemmeno una società avanzata come quella americana. Il semestre italiano – ha detto de Blasio – può essere l’occasione finalmente per un’inversione di rotta delle politiche di puro rigore e per un impulso a quelle di espansione. Un ulteriore motivo di dialogo è stato l’impegno per la pace, quanto mai necessario in queste settimane, che ha come obiettivo più necessario e immediato quello di una tregua umanitaria a Gaza.
Nella visita di De Blasio in Italia, c’è infine un significato che non è stato esplicitato nel corso degli incontri che egli ha avuto e che forse è il messaggio inespresso ma fondamentale: la necessità di guardare al complesso e variegato mondo degli italiani all’estero con maggiore convinzione e costanza, soprattutto in una fase di difficoltà come quella che attraversiamo. E’ un messaggio che vale per l’opinione pubblica e per la classe dirigente del nostro Paese, non solo per quella politica. La figura di Bill De Blasio rappresenta una delle punte più in vista di un iceberg profondo che si estende in molte società del mondo. Una grande rendita di posizione che in questo momento può essere un fattore importante di sostegno e di internazionalizzazione per l’Italia. A condizione che non ci si limiti alle evocazioni, ma che si adottino politiche mirate per valorizzarla e tradurla in fatti concreti in diversi campi, da quello culturale a quello commerciale. Per quanto ci riguarda, continueremo a fare la nostra opera di convinzione in sede parlamentare, ad iniziare dai provvedimenti finanziari che saranno adottati nei prossimi mesi, affinché questa consapevolezza si accresca e dia i suoi frutti.
Eventi comunitari
COLTIVARE LE RADICI E PROMUOVERE LA CULTURA ITALIANA ALL’ESTERO
Francesca La Marca, nel suo impegno di valorizzare le radici e la tradizione d’origine come fattori di legame con le comunità italiane del Nord America, ha partecipato alla celebrazione della festa di San Giuseppe, patrono di Sannicandro di Bari. La festa, come ogni anno, ha avuto il suo momento di più intensa devozione e di maggiore partecipazione popolare nella processione che si è svolta per le strade principali del paese.
Nel corso della processione, l’on. La Marca ha affiancato il Sindaco di Sannicandro, Vito Novielli, e altri quindici sindaci dei comuni della zona, come Acquaviva delle Fonti, Grumo, Bitetto, Cassano ed altri. Nel corso della processione, il Sindaco, secondo tradizione, ha consegnato le chiavi del paese al Santo, appendendole alla statua. Subito dopo, il Santo è stato riaccompagnato nella Chiesa Madre e riconsegnato alla devozione dei fedeli. La serata, allietata dalla banda e dai fuochi d’artificio, è stata per l’on. La Marca l’occasione per incontrare e salutare, oltre a parenti ed amici della località, anche i numerosi esponenti delle comunità sannicandresi di Canada e Stati Uniti, tornati in paese per la circostanza.
L’on. La Marca ha partecipato inoltre alla presentazione del libro di poesie, in italiano e in dialetto sannicandrese, Il passato che non tramonta del poeta locale Ciccio Trotti. La presentazione, che è avvenuta nella suggestiva cornice della biblioteca del castello normanno-svevo, ha visto gli interventi del Sindaco, dell’autore, del moderatore dell’evento e della stessa onorevole La Marca. Nel suo discorso, la parlamentare ha ripercorso la sua esperienza personale e familiare di figlia di emigrati italiani in Canada (la madre è nata proprio a Sannicandro!) ed ha testimoniato in modo diretto la persistenza del sentimento delle radici nelle comunità d’origine in Nord America. Questo legame è trasmesso alle successive generazioni in forma di memorie, di tradizioni familiari e di modo di pensare e di agire. C’è insomma un’italianità diffusa e persistente di cui si dovrebbe far tesoro. Nello stesso tempo, ha affermato che si dovrebbe fare di più per promuovere la cultura italiana nel grande bacino di italodiscendenti che esiste nel mondo, valorizzando certamente la grande tradizione italiana, ma anche l’immagine di un Paese moderno e di successo in alcuni settori della produzione e dello stile. Anche alla presentazione del libro non sono mancate la presenza e l’adesione dei numerosi sannicandresi all’estero che ogni anno tornano in occasione della festa patronale.