La notizia della caduta del muro che ha separato per oltre mezzo secolo gli USA da Cuba ha avuto nella stampa e nell’opinione pubblica internazionale il risalto di una svolta epocale. L’avvio di una fase di normalizzazione nei rapporti diplomatici fa concretamente sperare che si possa arrivare ben presto al superamento dell’embargo, allo sviluppo di rapporti commerciali e turistici tra i due Paesi e alla restituzione agli affetti familiari dei cubani che sono andati all’estero dopo l’insediamento del regime castrista.
L’Italia può salutare con soddisfazione e favore questo passaggio perché ha sempre mantenuto sulla questione una posizione equilibrata, dichiarandosi nelle sedi internazionali contraria all’embargo, ma continuando a chiedere per i cubani maggiore libertà e democrazia.
Chi come me vive in Nord America non ha ascoltato senza emozione le parole con le quali il Presidente Obama ha dato un alone di suggestione alla svolta: “Siamo tutti americani”. Un’affermazione che non va intesa naturalmente in termini ideologici né come una forzatura capace di cancellare le remore e i problemi politici che permangono, ma come un richiamo ideale che induce a traguardare le contraddizioni e le difficoltà del presente. Il fatto che in un continente di peso strategico, come l’America, si riducano le aree di conflittualità e si moltiplichino le occasioni di dialogo e di cooperazione non può che essere un bene non solo per il continente, ma, per il ruolo che esso ha negli equilibri generali, per il mondo intero. L’alta mediazione esercitata da Papa Francesco in questa vicenda è una conferma del valore universale del risultato.
Il fatto, poi, che nella decisione abbia avuto un peso la presenza di migranti sul territorio statunitense, sia pure animati da spirito critico verso il regime cubano, conferma quanta forza di dialogo e di incontro racchiudano le migrazioni, che di per sé, al contrario di quanto affermano populisti e mestatori nostrani, sono sempre un fattore di sviluppo e di pace.
Ora l’Italia può concorrere attivamente allo sviluppo delle relazioni e al sostegno della linea di apertura della nuova dirigenza cubana, caricando la visita già in cantiere delle delegazioni ministeriali nell’isola di significati politici forti e favorendo nelle occasioni propizie, che certo non mancheranno, una visita dello stesso Raoul Castro in Italia.
On. Francesca La Marca