NEWSLETTER 20 DEL 20 DICEMBRE 2014

CARTOLINA ELETTRONICA AUGURI

Cari connazionali, a voi e alle vostre famiglie, desidero far giungere i miei auguri di Buon Natale. Che il 2015 sia per tutti un anno di serenità e di benessere.

Francesca La Marca


ATTIVITÀ PARLAMENTARE


 

CONVENZIONE ITALIA-MESSICO CONTRO LE DOPPIE IMPOSIZIONI: LA MIA DICHIARAZIONE DI VOTO IN AULA.
La convenzione favorisce i rapporti tra i due Paesi e rappresenta un apprezzamento per la nostra comunità

Il 18 dicembre sono intervenuta in Aula per fare la dichiarazione a nome del Gruppo del Partito Democratico sulla ratifica della Convenzione tra Italia e Messico contro la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e per una più efficace lotta all’evasione fiscale. Si è trattato della definitiva approvazione del provvedimento che quindi dalla pubblicazione sarà effettivamente operante.

Nell’esprimere il voto favorevole del Gruppo Pd, ho ricordato che la modifica sostanziale introdotta alla precedente convenzione è quella riguardante la possibilità di una più estesa collaborazione tra le amministrazioni dei due Paesi, volta a contrastare in modo più efficace l’evasione fiscale anche utilizzando l’inopponibilità del segreto bancario. Tutto questo senza oneri aggiuntivi, confidando anzi che il contrasto all’evasione possa comportare delle nuove entrate.

Sul piano delle valutazioni politiche, ho poi evidenziato l’aspetto più convincente del provvedimento che si inserisce in un quadro di marcato sviluppo e di forte evoluzione nei rapporti economici e commerciali tra il Messico e l’Italia. Quella messicana è ormai la seconda economia dell’America latina, con risvolti molto interessanti per lo sviluppo delle attività manifatturiere. Anche in forza della legislazione messicana particolarmente favorevole agli investimenti esteri, l’interscambio tra i due Paesi ha toccato negli ultimi tempi i 4 miliardi di dollari e ha segnato un incremento superiore al 15%. Avere strumenti rinnovati ed incisivi che possano accompagnare la spinta verso un incremento del volume di interessi tra i due Paesi rappresenta un vantaggio per l’Italia. Si tratta di un concreto esempio delle opportunità che per il nostro sistema economico si presentano in ambito globale, purché si abbia la capacità di scegliere i giusti interlocutori e il coraggio di confrontarsi con realtà dinamiche, come quella messicana. Nel mio intervento ho ricordato, inoltre, che il disegno di legge istitutivo della Conferenza Italia-America Latina ha compiuto di recente il suo iter parlamentare ed è diventato legge. Si tratta di uno strumento che dà maggiore slancio e certezza alla strategia di dialogo che il nostro Paese ha adottato da alcuni anni verso questi Paesi, dopo una fase di disattenzione e trascuratezza. Questo provvedimento, dunque, s’innesta in un quadro di impegno e di movimento verso realtà che sono sempre più presenti nell’orizzonte delle nostre relazioni internazionali.

Ribadendo il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico, ho concluso il mio intervento esprimendo una particolare soddisfazione in qualità di eletta nella ripartizione che comprende anche il Messico per l’evoluzione e il dinamismo che la nostra comunità in quel Paese sta da tempo manifestando e, quindi, di come sia importante che essa si senta assecondata con una giusta attenzione in questo suo percorso di consolidamento e di ascesa.


LEGGE DI STABILITÀ: IL GOVERNO HA ACCOLTO IL MIO ODG E SI IMPEGNA  AD ESTENDERE LE CURE URGENTI GRATUITE ANCHE AI CITTADINI ITALIANI NATI ALL’ESTERO

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Un passo avanti, ancorché non definitivo, verso la modifica della normativa che attualmente esclude i cittadini italiani nati all’estero dalle cure ospedaliere urgenti gratuite.

È stato accolto infatti il mio Ordine del giorno alla Legge di stabilità che impegna il Governo ad estendere anche ai cittadini italiani nati all’estero, e quindi a tutti gli iscritti all’AIRE, in visita temporanea in Italia le cure ospedaliere urgenti gratuite, garantite attualmente solo ai  pensionati e a coloro i quali riescono ad ottenere dal consolato di riferimento lo status di emigrato perché nati in Italia.. Consapevole tuttavia che gli ordini del giorno troppo spesso rimangono lettera morta, continuerò ad adoperarmi anche per portare avanti la mia proposta di legge recentemente presentata su questa stessa materia perché sono convinta che l’attuale disparità di trattamento debba essere eliminata. E soprattutto mi applicherò nel corso della mia attività parlamentare  affinché tutta la materia dell’assistenza sanitaria a favore degli italiani residenti all’estero sia riformata organicamente per aumentare le tutele e le garanzie. Il legame con l’altra Italia ha bisogno di nutrirsi di riconoscimenti concreti che non devono essere sistematicamente rimandati ad kalendas graecas.  


ATTUALITÀ


LA SVOLTA NEI RAPPORTI TRA USA E CUBA RAFFORZA LE PROSPETTIVE DI DIALOGO E DI PACE

CUBA

La notizia della caduta del muro che ha separato per oltre mezzo secolo gli USA da Cuba ha avuto nella stampa e nell’opinione pubblica internazionale il risalto di una svolta epocale. L’avvio di una fase di normalizzazione nei rapporti diplomatici fa concretamente sperare che si possa arrivare ben presto al superamento dell’embargo, allo sviluppo di rapporti commerciali e turistici tra i due Paesi e alla restituzione agli affetti familiari dei cubani che sono andati all’estero dopo l’insediamento del regime castrista.

L’Italia può salutare con soddisfazione e favore questo passaggio perché ha sempre mantenuto sulla questione una posizione equilibrata, dichiarandosi nelle sedi internazionali contraria all’embargo, ma continuando a chiedere per i cubani maggiore libertà e democrazia.

Chi come me vive in Nord America non ha ascoltato senza emozione le parole con le quali il Presidente Obama ha dato un alone di suggestione alla svolta: “Siamo tutti americani”. Un’affermazione che non va intesa naturalmente in termini ideologici né come una forzatura capace di cancellare le remore e i problemi politici che permangono, ma come un richiamo ideale che induce a traguardare le contraddizioni e le difficoltà del presente. Il fatto che in un continente di peso strategico, come l’America, si riducano le aree di conflittualità e si moltiplichino le occasioni di dialogo e di cooperazione non può che essere un bene non solo per il continente, ma, per il ruolo che esso ha negli equilibri generali, per il mondo intero. L’alta mediazione esercitata da Papa Francesco in questa vicenda è una conferma del valore universale del risultato.

Il fatto, poi, che nella decisione abbia avuto un peso la presenza di migranti sul territorio statunitense, sia pure animati da spirito critico verso il regime cubano, conferma quanta forza di dialogo e di incontro racchiudano le migrazioni, che di per sé, al contrario di quanto affermano populisti e mestatori nostrani, sono sempre un fattore di sviluppo e di pace.

Ora l’Italia può concorrere attivamente allo sviluppo delle relazioni e al sostegno della linea di apertura della nuova dirigenza cubana, caricando la visita già in cantiere delle delegazioni ministeriali nell’isola di significati politici forti e favorendo nelle occasioni propizie, che certo non mancheranno, una visita dello stesso Raoul Castro in Italia.

On. Francesca La Marca


DARE RISPOSTE CONCRETE ALLE NUOVE MIGRAZIONI

VALIGIE

Il Report periodico dell’Istat sui movimenti demografici, uscito nelle prime settimane di dicembre, ha suggellato un anno che per gli italiani continua a portare il segno di una crisi che si trascina ormai dal 2007. I dati che l’Istat ci consegna ci consentono di avere una rappresentazione aggiornata e precisa, anche se non inattesa, delle migrazioni internazionali e interne. L’aspetto più evidente è che l’emigrazione è tornata ad essere un fenomeno non solo attuale, ma di consistenti proporzioni.

Nello stesso tempo l’insediamento degli stranieri in Italia, nonostante gli arrivi torrenziali sulle nostre coste, tende a ridimensionarsi in conseguenza delle serie e persistenti difficoltà occupazionali. L’UNHCR, l’organizzazione internazionale che aiuta i rifugiati, ha a sua volta comunicato che dall’inizio di quest’anno sono stati 207.000 i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo, partendo prevalentemente dalla Libia e dirigendosi verso Malta e verso l’Italia. Un numero quasi triplo rispetto a quello record del 2011 quando furono 70.000 che affrontarono la traversata. Di essi 3.419 hanno perso la vita in mare: un orrore senza fine che, come non si stanca di dire Papa Francesco, richiama la responsabilità dei governi e grida alle coscienze, a quella collettiva e a quella di ognuno di noi.

Ma torniamo ai dati dell’Istat. Nel 2013 le immigrazioni dall’estero sono state 307.000, con una diminuzione di 43.000 unità rispetto all’anno precedente. Questo deficit è dovuto soprattutto al calo degli stranieri, perché gli italiani che sono rientrati dall’estero diminuiscono anche loro, ma di appena 1.000 unità rispetto al 2012. Insomma, la società italiana è diventata meno attrattiva sia per gli stranieri che per gli italiani che sono andati all’estero. Le partenze degli stranieri dal nostro Paese sono aumentate di oltre il 14% toccando circa 45.000 persone. E’ opportuno aggiungere, inoltre, che i dati che l’Istat riporta sia per i flussi di immigrazione che per quelli di espatrio sono sottostimati, e non di poco, rispetto alle situazioni reali. E questo non perché i comuni e l’Istat non facciano bene il loro mestiere, ma perché tra i tanti che lasciano l’Italia, siano essi stranieri o italiani, solo una parte prima di farlo sale le scale dei municipi per andare a regolarizzare la situazione anagrafica. Senza contare che tra gli immigrati l’incidenza degli irregolari, i cosiddetti “clandestini”, pur essendo in genere sopravvalutata, è pur sempre significativa. Il numero di coloro che hanno lasciato l’Italia, dunque, è certamente superiore a quello dichiarato dallo stesso Istat.
Sulla base dei dati di fatto ognuno può valutare quale rispondenza alla realtà abbia la velenosa campagna antimmigratoria condotta da forze fascistoidi come quelle raccolte in Casa Pound o dalla Lega di Salvini e di Borghezio. Per ragioni di antagonismo e di propaganda si è arrivati addirittura a impedire che dei bambini, tra i quali alcuni figli di rom, entrassero a scuola, negando uno dei diritti primari della persona, quello all’educazione e al miglioramento della sua condizione individuale e civile.
I fatti, invece, ci dicono tutto il contrario. Tra le decine di migliaia di migranti che sbarcano molti sono quelli che fuggono dai pericoli mortali delle guerre militari e civili in corso in aree contermini e quindi tutelati da norme internazionali cui l’Italia si deve attenere. Ma ancora di più  sono quelli che considerano l’approdo nel nostro Paese solo come la prima tappa di un percorso la cui meta finale è in altri Paesi europei. Del resto, quali prospettive concrete di insediamento e di lavoro l’Italia può offrire di questi tempi?

La crociata contro gli invasori dell’italica terra proclamata da partiti e movimenti che hanno il loro humus nella contrapposizione politica e nella tensione civile non ha un solo riscontro reale, è anzi una delle espressioni più miserevoli della crisi non solo economica, ma anche di valori che l’Italia attraversa. La maggiore amarezza è vedere come anche attraverso questi atteggiamenti l’Italia rischi di diventare più piccola e più meschina di fronte all’opinione pubblica internazionale, nonostante i grandi e meritevoli sforzi che il Paese sta facendo per salvare vite umane e per accogliere rifugiati e profughi. A Roma si alza costantemente la voce di Papa Francesco a favore della solidarietà umana e della difesa della vita, soprattutto dei poveri e dei migranti; a Washington Obama manda un messaggio che va oltre le frontiere statunitensi riconoscendo la possibilità di diventare cittadini di pieno diritto a chi è nato negli Usa da genitori che hanno visto in quel Paese, come milioni di altre persone nel passato, un luogo di miglioramento e di speranza. Gli italiani devono scegliere su questo delicatissimo tema da che parte stare, in quale parte del mondo civile collocarsi.
I dati Istat, comunque, parlano non solo degli stranieri che vengono o partono dall’Italia, ma anche degli italiani che lasciano il Paese. Credo che alla luce della conferma dei consistenti flussi in uscita non possiamo più indulgere alle civetterie delle cosiddette “nuove mobilità”, ma dobbiamo semplicemente riconoscere che da alcuni anni l’emigrazione è ripresa e probabilmente continuerà nel tempo con ritmi non residuali e cadenze non episodiche. Secondo l’Istat, infatti, il numero degli italiani che hanno lasciato il Paese nel 2013 è superiore alle 80.000 unità, con un aumento di un quinto rispetto all’anno precedente. In realtà, come ho già detto, il dato reale è più alto, e non di poco. Altre fonti, non meno autorevoli, calcolano che siamo ormai tra i 120.000  e i 140.000. Il saldo emigratorio, considerando anche i movimenti all’interno dei confini, resta positivo per le regioni del Nord e per quelle del Centro, mentre è negativo per tutte le regioni meridionali. Per diverse di esse, considerando anche la brusca caduta delle nascite, si pone ormai un drammatico problema di tenuta demografica. Oltre la metà di coloro che varcano stabilmente le frontiere si dirige in quattro Paesi europei: Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, con prevalenza dei primi due. Fino a qualche tempo fa si è parlato quasi esclusivamente di “cervelli in fuga”. Il fenomeno dei laureati che emigrano esiste, naturalmente, ed è consistente, dal momento che almeno un 30% di coloro che emigrano in età di lavoro possiede una laurea. Una recente ricerca ha calcolato che solo il 6% dei ricercatori italiani trova collocazione in Italia. Roba da brividi! Il che richiama una considerazione positiva ed una negativa, anzi negativissima. La prima è che il sistema formativo italiano, nonostante gli allarmanti scricchiolii degli ultimi tempi, sostanzialmente regge e a livello internazionale è ancora competitivo, visto che fuori d’Italia i nostri laureati non hanno molte difficoltà a trovare lavoro. Quello negativissimo riguarda il salasso di valore umano e di risorse che l’Italia sta subendo da anni. Si è calcolato che portare alla laurea un giovane costi non meno di 150.000 euro e parecchi di più per specializzarlo. Facendo una semplice moltiplicazione, si arriva ad una montagna di risorse che di fatto l’Italia spende a beneficio di altre società. Nello stesso tempo essa si priva delle competenze indispensabili per muoversi verso il futuro e reggere un livello di competitività che nel mondo globalizzato diventa sempre più alto.

Sono cose, certo, non nuove, ma che ormai dovrebbero meritare in termini politici una riflessione più approfondita di quella che finora si è fatta e l’adozione di misure concrete rivolte alle persone in carne e ossa che si muovono e alle loro famiglie che spesso le seguono. So bene che il meccanismo di espulsione, come in altri momenti della storia della società italiana, affonda le sue radici nella crisi economica e nella sconnessione sociale che essa determina. I tempi per uscirne non saranno brevi, tanto più che la crisi italiana è semplicemente uno dei fenomeni più acuti di una crisi più generale dell’economia e della società europee.  Anche gli incentivi per il rientro dei ricercatori nel Paese, pur positivi, trovano limiti obiettivi da un lato nella vischiosità del sistema universitario e dall’altro nell’esiguità delle risorse che consentono opportunità quasi mai all’altezza di quelle offerte da sistemi di altri Paesi. Tuttavia, come dicevo, il sistema pubblico e le reti internazionali di intervento che l’Italia possiede non possono rassegnarsi a prendere atto delle difficoltà. Magari iniziando a fare le piccole cose che possano dare un sostegno reale. Ad esempio, nel momento in cui l’emigrazione riprende, non si può decidere di chiudere un buon numero di consolati e, nello stesso tempo, diminuire il personale all’estero e tagliare i fondi per i Patronati, che il lavoro di assistenza lo fanno, spesso in supplenza dello Stato. Allo stesso modo, sul piano formativo, c’è il problema dell’insegnamento linguistico e culturale per i figli dei nuovi emigrati, da realizzare non nella vecchia logica del sostegno ai “figli dei lavoratori italiani” in vista del ritorno, ma in un’ottica plurilinguistica e interculturale. Come si può pensare, allora, di ridurre le risorse destinate a questo scopo?  E ancora, si sta parlando fin troppo di Comites e CGIE e della loro riorganizzazione. E se assumessimo rispetto alla riforma di questi organismi un approccio più adeguato ai tempi, considerando ciò che essi possono fare per informare i nuovi emigranti sulle possibilità occupazionali nelle diverse realtà, sul modo come aiutarli nella fase dell’insediamento, sulla trasmissione di conoscenze circa le opportunità che si possono presentare, sull’avvio di una nuova socialità in situazioni certo difficili per loro?

Si tratta solo di esempi, ma forse sono sufficienti per dire che di fronte ad un’emigrazione nuova e fluente non ci si può limitare a osservare e studiare, ma sarebbe il caso di dare un segno di presenza concreta ed attiva rispetto alle situazioni che le persone devono quotidianamente affrontare.


INCONTRI


LA MARCA AL CONVEGNO “1965-2015: CINQUANT’ANNI DI QUEBEC IN ITALIA”

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Per celebrare l’anniversario, l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie – IsAG -, con la collaborazione della Delegazione del Québec in Italia,  ha realizzato un Quaderno di Geopolitica intitolato 1965-2015: Cinquant’anni di Québec in Italia e organizzato un convegno che si è tenuto giovedì 11 dicembre 2014 a Roma, presso la Sala della Mercede di Palazzo Marini, Camera dei Deputati.

Nel 1965 il Québec, – come si ricorda nella presentazione dell’IsAG – inaugurava un suo ufficio di rappresentanza a Milano, cui sarebbe poi seguita una Delegazione a Roma. Quello stesso anno, infatti, il ministro quebecchese Paul Gérin-Lajoie aveva lanciato la propria dottrina, secondo cui tutto ciò che è di competenza del governo provinciale in Québec, lo è anche all’estero. Oggi la provincia francofona del Canada ha numerose rappresentanze nel mondo, ma il rapporto con l’Italia rimane tra i più stretti, in virtù della vicinanza culturale e della vivacità degli scambi commerciali e ideali. Una nutrita comunità italo-canadese risiede in Québec, ottimamente integrata, e numerosi artisti e letterati quebecchesi (oltre a studenti e turisti) visitano l’Italia. Scienza, cultura e arte sono infatti dei focus politici del Québec, per sua natura particolarmente attento agli elementi che definiscono l’identità di un popolo. Al Convegno, che mi onoro di aver contribuito ad organizzare, ho portato il mio saluto e ricordato i legami che uniscono l’Italia e il Canada anche grazie al contributo delle nostre comunità emigrate. Tra gli ospiti intervenuti: Amalia Daniela Renosto (Québec, Delegata in Italia), On. Stefano Dambruoso (Camera dei Deputati, Questore), Tiberio Graziani (Istituto IsAG, Presidente), Paolo Quattrocchi (NCTM Studio Legale, Associato), Daniele Scalea (Istituto IsAG, Direttore Generale).


LA MARCA A ROCCAMORICE PER UN UTILE INCONTRO CON LE COMUNITÀ ABRUZZESI

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Il ponte della Concezione è stato l’occasione per incontri con i rappresentanti di alcuni enti locali abruzzesi dalle quali discendono cospicue comunità di origine in Canada. La visita in Abruzzo si è concentrata nel comune di Roccamorice in provincia di Pescara, paese di origine di Alberto Di Giovanni, fondatore e storico direttore del Centro Scuola e Cultura di Toronto, nonché componente del CGIE.

Nella mattinata di domenica l’On. La Marca ha visitato il museo “Alberto Di Giovanni” di Roccamorice, che contiene collezioni d’arte risalenti al ‘700 e interessanti pezzi di arte Inuit creati da artisti canadesi, spostandosi poi all’artistico presepio aperto, come vuole la tradizione, proprio a partire dalla festa dell’Immacolata. Ha fatto seguito un incontro di lavoro, nel quale sono stati presenti, oltre allo stesso Di Giovanni, il Sindaco di Roccamorice Alessandro D’Ascanio, il Sindaco di Lettomanoppello Giuseppe Esposito e il Presidente del Consiglio di Sant’Eufemia a Maiella Mariella Di Pietrantonio, tutti comuni in provincia di Pescara. Nel corso dell’incontro si è discusso con interesse dell’attuale condizione degli italo-canadesi e della possibilità di organizzare una visita dei rappresentanti di diversi comuni dell’area, che hanno avuto in passato una forte emigrazione verso il Canada, presso le rispettive comunità di riferimento, allo scopo di rinsaldare i rapporti con esse e di avviare un dialogo con le nuove generazioni. In serata l’On. La Marca ha partecipato in qualità di ospite d’onore, assieme al Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, al Sindaco D’Ascanio e al Presidente Di Pietrantonio, all’annuale concerto di Natale, promosso dal “Centro d’arte e cultura Alberto Di Giovanni”, svoltosi nella suggestiva cornice della chiesa di San Donato. Durante il concerto si sono alternati il magnifico coro dell’Abbazia di Pescasseroli “X Sinfonia”, diretto dalla Prof.ssa Anna Tranquilla Neri, che ha svolto un repertorio di canzoni natalizie, e il gruppo folcloristico “Patrios”, che ha presentato un repertorio di motivi attuali e di tradizione. L’attore Mario Massari ha completato la serata con la lettura di passaggi del Vangelo che avevano attinenza con l’Immacolata. La serata si è conclusa con uno spuntino offerto dalla chiesa locale e preparato dalle donne di Roccamorice.

L’On. La Marca ha commentato la sua visita in Abruzzo con queste parole: “Si è trattato di una piacevole immersione in una comunità locale, già animata dai sentimenti, dai suoni e dai sapori di Natale, come solo in una comunità italiana può avvenire. Mi auguro che gli incontri con i rappresentanti delle istituzioni locali preludano a rapporti più proficui e intensi con le comunità italo-candesi di riferimento, in nome dei comuni valori etici e culturali e del reciproco interesse a sviluppare reti di relazioni. Voglio ringraziare di cuore l’amico Alberto Di Giovanni per l’opportunità che mi ha offerto”.


BOSTON: INCONTRI CON GLI ITALIANI PER DISCUTERE DELLE PROSSIME ELEZIONI DEI COMITES

Francesca La Marca ha incontrato di recente gli italiani di Boston, continuando il suo impegno di promozione per l’iscrizione nelle liste degli elettori in vista del rinnovo dei COMITES.
Il primo appuntamento è stato presso il Danversport Yacht Club alla festa per il ventesimo anniversario del club Juventus di Boston. Intorno al fondatore del club, al Maestro di cerimonia Ross Zagami e al Presidente del Comites di Boston Maurizio Pasquale si sono raccolte circa quattrocento persone in una cena di gala che si è svolta all’insegna della convivialità e dell’allegria.

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L’on. La Marca non ha mancato di introdurre richiami ed elementi di riflessione sulla situazione italiana e sull’esigenza di raccogliere in tutto il mondo le energie necessarie per aiutare il Paese, come in altri momenti di difficoltà, a superare la fase critica che esso conosce da qualche anno. “I Governi italiani si devono convincere – ha affermato la Parlamentare – che noi siamo fondamentali per sviluppare le politiche di internazionalizzazione. Un mio emendamento che prevede la possibilità di coinvolgere le comunità in questo impegno ha offerto lo strumento normativo per farlo”. Prendendo infine spunto da una metafora calcistica, La Marca ha concluso dicendo: “Voi sportivi sapete che per vincere le gare più difficili ci vogliono allenamenti duri e sacrifici. I sacrifici gli italiani li stanno facendo e con il nostro aiuto sono convinta che l’Italia, un passo dietro l’altro, saprà superare le sue difficoltà e vincere la sua gara. Non debbo dire a tifosi juventini come si fa a vincere. Lo sanno da molto tempo. Se saremo uniti e impegnati verso il nostro obiettivo, che è quello di aiutare l’Italia a ritornare da protagonista nel mondo, vinceremo anche questa gara, ce la faremo anche questa volta”.

Il secondo appuntamento, tenuto presso il Ristorante Filippo di Boston, aveva come tema centrale le prossime elezioni dei Comites. Oltre a Francesca La Marca, sono intervenuti l’attuale presidente del Comites Maurizio Pasquale e il Console generale di Boston Nicola De Santis. Il Console, il Presidente e la Parlamentare hanno fatto i loro interventi introduttivi davanti ad una platea di molte decine di persone. Presenti anche diversi membri del PIB (Professionisti italiani di Boston), presidenti di associazioni e alcuni giornalisti.

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L’on. Francesca La Marca con il Console generale d’Italia a Boston, Nicola De Santis

Nel suo intervento, l’On. La Marca tra l’altro ha affermato: “Un segnale di presenza democratica, oltre che essere l’espressione di un fondamentale diritto di cittadinanza, potrà servire per porre all’attenzione dell’opinione pubblica, del Governo e del Parlamento due questioni importanti. La prima è la necessità di avere una riforma della rappresentanza dei cittadini italiani all’estero non appena sarà arrivata in porto la riforma costituzionale e in presenza di COMITES e CGIE rinnovati e vitali. La seconda è quella di dire attraverso il voto che non è più possibile mettere a carico degli italiani all’estero, che in questi anni di tagli alle politiche di intervento hanno già duramente pagato, altre limitazioni, soprattutto in un campo strategico come quello della promozione della lingua e della cultura italiana. Anziché persistere in polemiche, è il caso invece di unire le forze per ripristinare una pratica democratica tra le nostre comunità e difendere le risorse indispensabili per riportare l’Italia nel mondo con l’autorevolezza e il prestigio che le compete”.


TORONTO: FESTA DELLA VIRGO FIDELIS. I CARABINIERI ESEMPIO DI FIDUCIA E RISPETTO DELLE ISTITUZIONI

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Francesca La Marca ha partecipato a Vaughan (Ontario) alla ricorrenza della Virgo Fidelis, protettrice dell’Arma dei Carabinieri presso la “Montecassino Banquet Hall” alla presenza di oltre trecento convenuti. Ospiti d’onore, oltre alla deputata democratica, l’Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, il Generale dei Carabinieri Angiolo Pellegrini, il Presidente dell’Associazione Carabinieri di Toronto V. Brigadiere Tonino Giallonardo, il V. Presidente Carabiniere Luciano Galiano, affiancati da tutti gli altri componenti dell’Associazione.

Erano presenti anche Michael Di Biase, già sindaco di Vaughan e attuale Vice Sindaco, Alberto Di Giovanni e Carlo Consiglio, in rappresentanza del CGIE e Fabio Gesufatto, Presidente del Congresso italo-canadese di Toronto.

Sotto la guida del “maestro di cerimonia” Giorgio Beghetto, ex annunciatore della CHIN Radio di Toronto, che nel corso della serata ha più volte insistito sul contributo dato dall’Arma alla società italiana, l’incontro ha preso l’avvio con la consueta e toccante preghiera alla Virgo Fidelis, cui hanno fatto seguito i due inni nazionali. Sono intervenuti, poi, l’Ambasciatore Cornado, che tra le altre cose ha ricordato lo spostamento della data delle elezioni dei COMITES al 18 aprile 2015, l’On. La Marca e il Vice Sindaco Di Biase. Nel suo applaudito intervento la parlamentare ha affermato: “E’ molto bello vedere che il legame con il servizio prestato a beneficio degli italiani persista e si rinnovi anche lontano dalla Patria alla quale ognuno di voi ha fatto il suo giuramento di dedizione e di fedeltà. Voi che avete contribuito a dare ai cittadini sicurezza e certezza dei diritti e dei doveri sapete quanto sia importante condividere i valori di legalità e di coesione sociale e nazionale, che sono alla base del vivere civile del nostro popolo, come di qualsiasi altro popolo del mondo”.

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L’On. La Marca ha poi ricordato che l’Italia oggi sta attraversando un periodo di difficoltà dal quale sta cercando di uscire con fatica e con il sacrificio dei suoi cittadini. “Nei momenti in cui le cose diventano più difficili per la vita delle persone, è facile perdere la fiducia nello Stato e nelle istituzioni. In questi momenti, invece, è necessario non perdere la fiducia pur attribuendo le responsabilità che a ciascuno competono. Lo stato democratico è la nostra casa comune, le istituzioni sono gli strumenti che devono vigilare sui nostri diritti e aiutarci a esercitarli e ad esaudirli”. Rivolgendosi ai Carabinieri presenti, ha aggiunto: “Tutta la vostra vita è stata una testimonianza di rispetto e di fedeltà alla Costituzione e alle istituzioni. In questo momento, dunque, voi siete un esempio di grande valore per aiutare gli italiani a ritrovare la strada della fiducia nelle istituzioni e nella possibilità di superare le difficoltà economiche e sociali con uno sforzo di coesione e di solidarietà. Affermando la certezza della legge e proteggendo la sicurezza delle persone”. L’On. La Marca ha concluso il suo intervento toccando il problema cruciale della sicurezza, di recente drammatizzato dagli attacchi alle forze dell’ordine canadesi: “Sappiamo tutti quanto la nostra sicurezza sia esposta. Nel mio intervento alla Camera per esprimere la solidarietà del Parlamento italiano alle autorità e al popolo canadese per gli attentati di Ottawa, in cui ha perso la vita un nostro connazionale, ho affermato che la sicurezza è ormai un’esigenza comune e la solidarietà tra gli Stati democratici un dovere e un elemento di necessaria difesa”.

Nel corso della riuscita serata, all’Ambasciatore Cornado e all’On. La Marca è stato fatto dono di una copia del libro che ricostruisce la nascita e la vita dell’Associazione dei Carabinieri di Toronto.