NEWSLETTER DI FRANCESCA LA MARCA.
2 GIUGNO: FESTA DELLA REPUBBLICA
Carissimi connazionali,
in occasione della Festa della Repubblica desidero rivolgere a tutti voi il mio saluto sincero e il senso di una ideale partecipazione alla Festa della Repubblica italiana. La Repubblica è nata dal crollo di una dittatura e dopo una guerra di rovine e di lutti. La festa della Repubblica, dunque, è festa di libertà, di democrazia, di pace, di solidarietà. E poiché non v’è persona che non aspiri a questi obiettivi, è la festa di noi tutti. In questo momento, due valori costituzionali e repubblicani mi sembrano più evidenti degli altri: la solidarietà e i diritti. L’Italia ha bisogno della solidarietà di tutti i suoi figli, vicini e lontani, per superare una crisi che ha portato stagnazione e costi sociali gravi, soprattutto per le nuove generazioni. Il primo motivo di questa festa della Repubblica è, dunque, la solidarietà di tutti noi verso l’Italia. L’obiettivo prioritario è sostenerla nel suo cammino di ripresa economica e sociale e aiutarla a ricollocarsi nel mondo con dignità e prestigio. La ripresa, tuttavia, può avvenire solo se l’Italia si rinnova. In Parlamento è aperto il cantiere delle grandi riforme, a partire da quelle costituzionali, che modificheranno l’assetto della nostra Repubblica. L’obiettivo è quello di avere un Paese più sobrio, più veloce, più moderno. In questo nuovo quadro è importante, tuttavia, per il bene dell’Italia, che siano pienamente riconosciuti i diritti di cittadinanza e di rappresentanza degli italiani all’estero. Per il bene dell’Italia, dicevo, perché un Paese che può contare nel mondo su milioni di cittadini riconosciuti e partecipi ha una grande leva nelle mani per il suo presente e per il suo futuro. Sono certa che anche quest’anno questa importante ricorrenza civile sarà per tutti noi un momento di affratellamento e di profonda unione con la nostra terra d’origine.
Vi saluto cordialmente.
Viva la Repubblica italiana!
Francesca La Marca
2. ELEZIONI 2014: UN RISULTATO STRAORDINARIO
LEGGI I RISULTATI DELLE ELEZIONI 2014
UN VOTO CHE RAFFORZA LA CREDIBILITÀ DELL’ITALIA NELL’UNIONE E NEL MONDO
Lo straordinario risultato che il Pd ha ottenuto sotto la guida di Matteo Renzi rappresenta un punto di svolta non solo per un partito e per uno schieramento, ma anche per il Paese.
Il successo, infatti, è così netto che rafforza la solidità del governo, ne rilancia l’impegno riformatore, al quale Renzi continua a legare la prosecuzione della legislatura, spazza le accuse di una mancata legittimazione popolare del Presidente del Consiglio. Agli occhi dell’opinione pubblica internazionale e dei mercati finanziari l’Italia è da oggi un Paese più stabile e più credibile e questa diversa immagine sicuramente gioverà ai nostri interessi nazionali in una fase di crisi così prolungata e acuta.
In elezioni come quelle europee, nelle quali l’Unione è stata messa dappertutto sul banco degli accusati come responsabile della stagnazione economica e delle sofferenze sociali, ad iniziare dalla disoccupazione, il fatto di essere riusciti a far comprendere la sostanziale differenza tra la necessità dell’appartenenza comunitaria e l’urgenza di “cambiare verso” ad alcune politiche europee rappresenta un messaggio importante e apprezzato a livello internazionale. In più, il PD diventa la componente più consistente della grande famiglia dei socialisti europei proprio alla vigilia del semestre italiano, il che dà a Renzi un’autorevolezza e un potere di guida che ci auguriamo concorrano a determinare un cambio di indirizzo e di passo dell’intera Unione.
Per tornare alle vicende di casa nostra, la vittoria del PD è riuscita a contenere e a ridimensionare l’inquietante aggressività di Grillo e del suo movimento, impegnati da qualche anno in un’opera di delegittimazione delle istituzioni democratiche tanto assidua quanto inquietante. La sconfitta che hanno subito contribuisce certamente a rasserenare e consolidare il clima democratico in un momento così difficile e probabilmente rappresenta uno stop non di poco conto ad un’antipolitica sfrenata che non si ferma nemmeno di fronte alle evocazioni delle tragedie più immani del Novecento.
Il PD – e questo è un dato per noi non meno importante – è anche il primo partito all’estero, nonostante che gran parte dei suoi elettori e dei suoi dirigenti abbia fatto la scelta di votare le liste dei partiti socialisti locali. Con il suo 40% circa prende più del doppio del secondo partito, il Movimento 5Stelle, e 36 (sì, trentasei!) punti in più della lista di Io Cambio-MAIE che si era presentata come la lista degli italiani all’estero. Per il MAIE, alla prima prova seria dopo l’inopinato passaggio all’opposizione, la risposta dell’elettorato dovrebbe essere chiara inequivocabile, tale da indurlo ad un approccio più realistico e responsabile con la politica italiana.
La nostra soddisfazione è grande, ma nello stesso tempo non ci fa ignorare le responsabilità che il voto ci consegna. Ora non ci sono più alibi per nessuno: è necessario governare con determinazione, fare le riforme, cambiare l’Italia, rendere più aperte e socialmente sensibili le politiche europee. Il cammino era e resta arduo, ma il voto, come ha detto Renzi, è un investimento di speranza che induce alla fiducia.
Francesca La Marca
3. CONSIGLIO GENERALE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
NELL’ULTIMA ASSEMBLEA DEL CGIE, CONFRONTO APERTO E APPROFONDIMENTI TEMATICI
Questa settimana si è svolta l’Assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero, forse l’ultima se, come ha detto il Sottosegretario Giro, si riuscirà a votare per i COMITES entro quest’anno, o forse la penultima se il rinnovo slitterà di qualche mese. Il CGIE oltre ad essere, com’è noto, un importante organismo di rappresentanza, è anche un osservatorio dello stato dell’arte delle politiche per gli italiani all’estero, il punto dove più s’increspano le onde se tira vento contrario o dove prima si coglie qualche raggio di sole se il cielo schiarisce.
La visita di noi parlamentari, dunque, non è mai un atto formale, o almeno non dovrebbe esserlo. Non l’è stato comunque per me perché mi sono sempre recata alle Assemblee con l’intento di informarmi e di imparare, ma anche con la sensazione di fare una cosa necessaria: stringere le forze e cercare insieme di frenare la difficile deriva che le politiche per gli italiani all’estero stanno conoscendo da alcuni anni. Al CGIE sono anche intervenuta cercando di evitare convenzioni e ritualità assembleari. “Cercherò di non assumere parti tradizionali – ho detto – raccontando soltanto ciò che fa piacere sentire o lanciando messaggi “buonisti”, come quello che il nostro futuro è assicurato. Non lo è per nessuno di noi dell’estero e questa è la pura, sebbene amara, verità”. Per questo è necessario mettere insieme tutte le espressioni, vecchie e nuove, dell’italianità all’estero. continuando a fare gli sforzi che ognuno di noi sta facendo nel cercare di sensibilizzare il governo italiano alle nostre problematiche, alle nostre esigenze. Perché la realtà e’ che noi – parlamentari, membri del CGIE e Comites – ci battiamo quotidianamente nel nostro piccolo per farci valere, per ricordare al governo italiano che noi non siamo un peso di troppo, che non siamo cittadini di seconda classe – anzi! – e che anche se preferirebbe chiudere due occhi e non uno alle nostre questioni, noi dobbiamo cercare di impedirglielo. Il nostro senso di comunità ci dà la forza di persistere ed andare avanti. Naturalmente, è necessario che dalla sua particolare postazione ognuno faccia la sua parte. Per quanto mi riguarda ho dato conto, com’è mio dovere di eletta, delle cose nelle quali mi sto impegnando a livello parlamentare. Ad iniziare dalla proposta di legge 606 sulla cittadinanza di cui sono prima firmataria, che in questi giorni si sta discutendo nella commissione Affari Costituzionali della Camera, insieme ad altre sullo stesso tema. E’ una discussione alla quale sto partecipando personalmente, sebbene non sia la mia commissione, perché ritengo che la capacità della donna di trasmettere la cittadinanza ai suoi discendenti dopo averla persa senza sua volontà per matrimonio con uno straniero, sia un diritto fondamentale e il non poterlo fare sia non soltanto arcaico, ma anche incostituzionale perché tocca il principio di parità tra i cittadini. Ma oltre a questo – forse l’ho già scritto su queste colonne – ho sempre cercato di trovare soluzioni ai problemi concreti degli italiani all’estero. Proprio per questo ho dedicato una buona parte della mia attività parlamentare ad iniziative rivolte a chiedere una migliore tutela dei nostri connazionali in materia di sicurezza sociale, di assistenza sanitaria e di fiscalità. Per tutelare meglio i diritti previdenziali degli italiani nel mondo, infatti, ho chiesto il rinnovo dei tanti accordi di sicurezza sociale oramai obsoleti ed in particolare di quelli italo-canadese e italo-statunitense. Il Consiglio dei ministri, com’è noto, ha recentemente approvato l’accordo con il Canada che ora deve arrivare in Parlamento per la ratifica finale; ho interrogato il Ministero delle Finanze chiedendo di eliminare la doppia imposizione fiscale sulle pensioni erogate dall’Inps in Canada e anche in questo caso spero che il Governo mi risponderà presto positivamente. Mi ha fatto piacere constatare che lo stesso Consiglio generale ha focalizzato nei suoi lavori proprio questo tema delle convenzioni internazionali con una relazione della presidente della commissione affari sociali, Maria Rosa Arona, una relazione molto documentata e che essendo stata fatta propria dall’Assemblea rappresenta uno stimolo ulteriore al Governo perché, compatibilmente con le possibilità delle nostre finanze, si riapra un percorso di intese bloccato da tempo, con danno degli italiani all’estero e degli stranieri che vivono e lavorano in Italia. Ho chiesto una riforma moderna del sistema di tutela sanitaria a favore dei cittadini italiani residenti all’estero o che si recano a lavorare all’estero, ed in particolare l’estensione delle cure ospedaliere urgenti gratuite a tutti i cittadini italiani iscritti all’Aire che rientrano in Italia per soggiorni temporanei, compresi i nati all’estero. Ho sollecitato la stipula di accordi per l’assistenza sanitaria con il Canada e con gli Stati Uniti, in mancanza dei quali gli italiani che si recano in Nord America e i nord americani, anche quelli di origine italiana, che vengono in Italia per turismo, devono ricorrere ad assicurazioni private molto costose. Ho raccomandato l’inclusione dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti nel campo di applicazione soggettivo degli accordi bilaterali di sicurezza sociale alla pari di tutti gli altri lavoratori; ho sollecitato il Ministero dei Trasporti a concludere accordi con Canada e Stati Uniti per la conversione e il riconoscimento delle patenti di guida. Ma, naturalmente, l’Assemblea del Consiglio generale, oltre ad ascoltare gli interventi dei parlamentari, ha avuto molte altre cose da fare. Una di queste è la forte e costante sollecitazione di andare prima possibile al rinnovo dei COMITES e del CGIE, prima che la stanchezza e la delusione disperdano una forza preziosa come il volontariato, che resta l’asse portante del sistema di rapporti con l’Italia. Le risposte che il Sottosegretario Giro ha dato vanno in direzione del rispetto della legge, vale a dire dello svolgimento delle elezioni entro l’anno. Ormai non ci sono più alibi per nessuno. Le commissioni parlamentari hanno dato i loro pareri favorevoli, ma con osservazioni non di poco conto. Purtroppo il regolamento elettorale predisposto dal Ministero è molto limitativo, dal momento prevede pochi seggi, di votare con esclusiva modalità elettronica e di dover ritirare personalmente le credenziali presso i consolati per il voto a distanza tramite internet. La caduta verticale della partecipazione potrebbe produrre un effetto domino anche sugli altri livelli della rappresentanza, riaprendo il dibattito sul loro costo e sulla loro utilità. La mamma dei nemici degli italiani all’estero è sempre incinta e ogni occasione è buona per rimettere tutto in discussione. Per questo, nella Commissione Esteri abbiamo ribadito al Governo che andare a votare subito è l’obiettivo primario, ma che, per fare in modo che sia una cosa seria, è necessario prevedere più seggi, anche utilizzando la generosa disponibilità del volontariato in emigrazione, integrare il voto elettronico con quello cartaceo e semplificare la consegna delle credenziali senza l’obbligo di andare presso i consolati. Staremo a vedere e certo non abbasseremo il livello di attenzione finché questa inaccettabile sospensione della democrazia non abbia termine. Un altro punto che ha provocato un’appassionata discussione è quello della riforma del sistema di promozione della lingua e cultura italiane all’estero. Il Sottosegretario Giro ha ribadito l’intenzione del Governo di voler procedere finalmente ad aggiornare una normativa vecchia rispettivamente di 43 e 24 anni, confermando l’anticipazione che lo stesso Ministro Mogherini aveva fatto in tal senso alla Camera. Ebbene, la Commissione Scuola e cultura del CGIE, in continuità con il lavoro degli ultimi tempi che ha portato alla tenuta del Seminario sulla lingua e cultura italiane all’estero presso il MAE, ha prodotto un documento dettagliato meritevole di molta attenzione. In esso si ipotizza un nuovo sistema capace di rimettere insieme le membra sparse dei diversi centri direzionali in cui l’intervento è diviso, di fare finalmente quel coordinamento sempre invocato e mai realizzato e, soprattutto, di avere un ente autonomo e altamente professionalizzato che costituisca nel mondo una rete di riferimenti, ognuno dei quali dotato a sua volta di autonomia sia per il sostegno all’insegnamento linguistico che per la promozione della cultura italiana a stranieri e a italiani d’origine. E’ questo il modo migliore per rispettare e aderire alle diversità dei contesti culturali nei quali l’intervento ricade. Devo dire che, anche per la mia formazione e per il mio retroterra professionale, mi ritrovo molto in questa impostazione che mira a qualificare l’offerta linguistica e culturale e a considerare gli operatori che agiscono nelle varie realtà del mondo non solo come strumenti operativi di un’attività che cade dall’alto, ma come protagonisti attivi di un costante confronto interculturale. Non mancherò, comunque, di tornare su questo argomento non appena ci saranno concreti segnali di riforma che, come spero, ci daranno la certezza di essere arrivati ad un giro di boa di una politica decisiva per la ricollocazione dell’Italia nel mondo. FLM
CAMERA DEI DEPUTATI
4. LA MARCA E PORTA (PD): GARANTIRE IL TRATTAMENTO MINIMO PENSIONISTICO AGLI EMIGRATI CHE RIENTRANO DAL CANADA E DAL VENEZUELA
I deputati del PD Francesca La Marca e Fabio Porta hanno presentato una interrogazione parlamentare al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali chiedendo di garantire il trattamento minimo anche ai pensionati italiani emigrati in Canada e Venezuela rientrati definitivamente in Italia, come si verifica attualmente per tutti gli altri pensionati rientrati da Paesi – europei ed extraeuropei – con i quali l’Italia ha stipulato accordi di sicurezza sociale. L’esclusione dalla garanzia del trattamento minimo degli emigrati in Canada e Venezuela è una palese discriminazione rispetto a tutti gli altri emigrati, un affronto alla logica e al buon senso ma soprattutto una violazione dei precetti normativi e costituzionali.
Sono numerose le segnalazioni di emigrati nei due Paesi americani i quali dopo essere rientrati in Italia acquisiscono il diritto alla pensione di vecchiaia o di anzianità, soddisfano i limiti reddituali stabiliti dalla legge, non sono titolari di pensione estera (o se lo sono, la somma dei due pro-rata non supera il trattamento minimo italiano) e nonostante tutto ciò si vedono negare dall’Inps la concessione dell’integrazione al trattamento minimo solo perché gli accordi attualmente in vigore con Canada e Venezuela non prevedono esplicitamente (ma non la negano neanche) tale garanzia. Come è noto soprattutto agli addetti ai lavori, in virtù dell’articolo 8 della legge n. 153/1969, i titolari di pensione in convenzione internazionale, e cioè di un pro-rata di pensione italiana acquisita tramite la totalizzazione dei periodi assicurativi e contributivi prevista da accordi o convenzioni internazionali in materia di sicurezza sociale, hanno diritto al trattamento minimo italiano a condizione che possano far valere in Italia almeno dieci anni di contribuzione effettiva (in costanza di rapporto di lavoro) e che, ovviamente, soddisfino i requisiti reddituali stabiliti della normativa italiana. Giova inoltre ricordare che ai fini dell’attribuzione del trattamento minimo italiano si tiene conto anche dell’eventuale pro-rata di pensione corrisposto da organismi previdenziali esteri in modo tale che se la somma del pro-rata estero e della pensione “a calcolo” italiana, quella basata esclusivamente sui contributi versati, supera l’importo del trattamento minimo italiano, quest’ultimo non viene erogato. Il problema che l’interrogazione di La Marca e Porta intende affrontare e risolvere attiene ai diritti previdenziali dei pensionati ex emigrati ma ora residenti in Italia. Infatti se da un lato i residenti all’estero, titolari di pensione in convenzione, in base alla legge su descritta devono far valere almeno dieci anni di contribuzione effettiva in Italia ai fini dell’eventuale attribuzione del trattamento minimo italiano, i pensionati residenti in Italia, in base a quanto disposto dai Regolamenti comunitari di sicurezza sociale e da numerose convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, possono acquisire il diritto al trattamento minimo a prescindere dall’entità della contribuzione fatta valere in Italia. In altre parole per questi ultimi è teoricamente sufficiente la titolarità di un pro-rata italiano, il soddisfacimento dei requisiti reddituali e la condizione che la somma del pro-rata estero e di quello italiano non superi l’importo del trattamento minimo italiano, affinché venga attribuito tale trattamento minimo. Esclusi da questo diritto sono i pensionati residenti in Italia e titolari di pro-rata italiano acquisito tramite l’applicazione delle convenzioni bilaterali con il Canada e il Venezuela: ciò perché queste due convenzioni, a causa di una grave omissione da parte del legislatore, non prevedono esplicitamente, a differenza di tutte le altre convenzioni bilaterali e multilaterali di sicurezza sociale stipulate dall’Italia, la garanzia del trattamento minimo per i pensionati residenti in Italia. Si tratta di una grave disparità di trattamento ai danni dei pensionati italiani residenti in Italia i quali hanno acquisito il diritto al pro-rata tramite l’applicazione delle convenzioni con il Canada e il Venezuela, rispetto a tutti gli altri pensionati i quali invece hanno acquisito il diritto al pro-rata tramite l’applicazione di una qualsiasi delle convenzioni di sicurezza sociale stipulate dall’Italia. L’interrogazione chiede di sanare questa discriminazione tramite una interpretazione chiarificatrice da parte dei Ministeri competenti e dell’Inps, per evitare ingiuste disparità di trattamento e inutili contenziosi, che stabilisca che tutti i titolari di pro-rata italiano acquisito con il meccanismo della totalizzazione dei contributi previsto da accordi o convenzioni di sicurezza sociale, possano avere il diritto al trattamento minimo italiano se sono residenti in Italia e se soddisfano i requisiti reddituali previsti dalla normativa italiana. In tale modo si eviterebbe che ai pensionati italiani emigrati in Canada e Venezuela e rientrati in Italia sia negato, come avviene attualmente, il trattamento minimo pensionistico che è invece garantito a tutti gli altri pensionati residenti. Insomma i deputati La Marca e Porta chiedono che con una interpretazione estensiva che abbia valore universale sia concesso il trattamento minimo a tutti i pensionati italiani emigrati rientrati in Italia a prescindere dalla convenzione bilaterale attivata per il diritto a pensione. D’altronde è la stessa Costituzione italiana che recita all’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e all’articolo 38: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”. Diritti costituzionali che non possono essere negati solo perché si ha avuto la “sfortuna” di essere emigrati in Canada o in Venezuela e di essere poi rientrati in Italia.
5. COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI: RIPRESO L’ESAME DELLE PROPOSTEDI LEGGE DI MODIFICA DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA
E’ ripreso alla Commissione Affari Costituzionali della Camera il dibattito sulle proposte di modifica della legge sulla cittadinanza, interrotto nel luglio 2013. Alla I Commissione è infatti stata assegnata la proposta di legge n. 606, a prima firma della deputata della ripartizione America Settentrionale e Centrale Francesca La Marca (Pd) , dal titolo “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l’hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero e dei loro discendenti”.
Alla Commissione sono inoltre state assegnate le proposte di legge, a prima firma del deputato eletto nella ripartizione Europa Mario Caruso, n.647 “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.91, recante nuove norme sulla cittadinanza” e n.836 “Introduzione dell’articolo 17-quater della legge 5 febbraio 1992, n.91, concernente il riacquisto della cittadinanza da parte degli italiani emigrati all’estero e dei loro discendenti”. Nel corso della seduta la relatrice Marilena Fabbri (Pd) ha in primo luogo evidenziato come le proposte di legge, presentate da La Marca e Caruso, si prefiggano di inserire casi particolari di riacquisto della cittadinanza nella legge n. 91 del 1992. La relatrice ha sottolineato come la proposta La Marca preveda, alla stregua di altre iniziative legislative dei deputati della circoscrizione Estero Fedi, Bueno e Merlo, la concessione della cittadinanza alle donne che, già cittadine italiane iure sanguinis, abbiano perduto tale diritto a seguito di matrimonio con un cittadino straniero contratto in data antecedente al 1 gennaio 1948. Un diritto di cittadinanza che viene inoltre contemplato per i figli di queste donne , anche nel caso che la madre sia deceduta, e i figli di padri o di madri di cittadini italiani, anche se nati in una data anteriore al 1o gennaio 1948. Per quanto riguarda la proposta di legge n.836 (Caruso) la Fabbri ha spiegato come questa iniziativa legislativa, formata da un solo articolo, contempli l’abrogazione e il superamento del comma 1 dell’articolo 17 dell’attuale legge che dispone la possibilità di riacquistare la cittadinanza solo entro due anni dalla data di entrata in vigore della norma del 1992, per chi l’aveva perduta a causa dell’acquisto, volontario o meno, di una cittadinanza diversa. La 836 prevede quindi il riconoscimento del diritto alla cittadinanza sia ai cittadini italiani che l’hanno persa in base a norme precedenti alla legge del 1992, sia ai discendenti in linea retta entro il quarto grado, purché dimostrino conoscenza della lingua e della cultura italiana. In questa proposta viene inoltre disposta una procedura per l’esercizio del diritto alla cittadinanza da attuarsi mediante presentazione di un’istanza all’autorità consolare competente con allegate certificazioni che attestino il possesso dei requisiti richiesti. Per quanto concerne invece la proposta di legge n.647, che ha come primo firmatario il deputato Caruso, la relatrice, dopo aver rilevato la presenza in questa iniziativa legislativa delle medesime fattispecie per il riacquisto della cittadinanza dai residenti all’estero contenute nelle proposte normative appena illustrate, ha evidenziato come questo articolato, che si presenta come una riforma organica della legge 91/92, preveda in primo luogo l’acquisizione della nostra cittadinanza anche per coloro che nascono nel territorio italiano da genitori stranieri, dei quali almeno uno vi abbia trascorso un periodo di permanenza legale di cinque anni, oppure da genitori stranieri dei quali almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente almeno da un anno. Il disegno di legge stabilisce inoltre che la cittadinanza possa essere acquisita dai minori stranieri che siano o nati in Italia o vi siano entrati entro il quinto anno di età e che vi abbiano risieduto legalmente fino alla maggiore età, previo l’espressione di esplicito rifiuto da parte dell’interessato. La proposta normativa interviene anche sull’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione. Potrà ricevere questo diritto lo straniero che risieda o soggiorni legalmente in Italia da almeno cinque anni, in luogo dei dieci anni previsti dalla legge attuale, e che sia in possesso di un requisito reddituale non inferiore a quello prescritto per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. (Inform)
INTERVISTA
Francesca La Marca sulla rivista della Camera di Commercio Italiana dell’Ontario
SEGNALAZIONI
IcoN: aperte le iscrizioni al nuovo semestre del Corso di laurea triennale online
PISA – Sono aperte le iscrizioni al nuovo semestre del Corso di laurea telematico in Lingua e cultura italiana, riservato a cittadini stranieri e italiani residenti all’estero, impartito dal Consorzio interuniversitario ICoN – Italian Culture on the Net (www.italicon.it) per conto delle Università socie di Bari, Catania, Genova, Milano Statale, Padova, Parma, Pavia, Perugia per Stranieri, Pisa, Roma “La Sapienza”, Roma “Tor Vergata”, Roma Tre, Salerno, Siena per Stranieri, Torino, Venezia Ca’ Foscari, Libera Universitài Lingue e Comunicazione IULM di Milano, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Il Corso inizierà il 10 settembre prossimo Il titolo di studio rilasciato è una laurea con valore ufficiale, perfettamente equivalente a una laurea rilasciata da una università italiana. Il corso di laurea dura tre anni e tutte le attività didattiche, dall’iscrizione allo studio dei materiali didattici, al tutorato e all’interazione con gli altri studenti di tutto il mondo, si svolgono in rete attraverso il sito http://www.italicon.it.
Il corso può essere seguito anche in autoapprendimento. Esami e prova finale si svolgono in presenza presso sedi in tutto il mondo.
Per potersi iscrivere al Corso di laurea è necessario: 1) avere una buona conoscenza della lingua italiana da verificare attraverso il test presente nel sito http://www.italicon.it Quanto conosci la lingua italiana? (v. sezione laurea); 2) essere residenti all’estero;3) possedere un titolo di studio valido per l’iscrizione all’Università italiana;4) non essere iscritti ad altra università italiana.
Sono disponibili anche alcune borse di studio: a copertura totale delle quote di immatricolazione Il Consorzio ICoN mette a disposizione 30 borse di studio annuali a copertura totale delle quote di iscrizione con tutorato al primo anno del Corso di laurea, riservate a cittadini stranieri e italiani residenti in: – America Latina (tutti i Paesi); – America del Nord (Stati Uniti, 5);- Africa (tutti i Paesi);- Asia (tutti i Paesi con esclusione di Corea del Sud, Giappone, Singapore, Taiwan);- Europa (Albania, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Georgia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica di Moldavia, Repubblica Slovacca, Romania, Russia, Serbia, Slovenia, Turchia, Ucraina, Ungheria).
Il Consorzio ICoN mette a disposizione 20 borse di studio annuali a copertura parziale delle quote di iscrizione in autoapprendimento al primo anno del Corso di laurea, riservate a cittadini stranieri e italiani residenti in: – America Latina (tutti i Paesi);- America del Nord (Stati Uniti, 5);- Africa (tutti i Paesi);- Asia (tutti i Paesi con esclusione di Corea del Sud, Giappone, Singapore, Taiwan); – Europa (Albania, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Georgia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica di Moldavia, Repubblica Slovacca, Romania, Russia, Serbia, Slovenia, Turchia, Ucraina, Ungheria).
Scadenza: 26 agosto 2014
Gli interessati a iscriversi o a fare domanda di borsa di studio, potranno registrarsi al sito http://www.italicon.it e contattare la Segreteria didattica ICoN agli indirizzi infodidattica@italicon.it e segrdidattica@italicon.it